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TCW: nel post-crisi si annida il mostro dell’inflazione
Gli investitori, per capire dove i mercati potrebbero andare con la ripartenza dell’economia, dovrebbero guardare a come il Covid abbia influito sulle attività sociali e industriali. Anche se è presto per capire i vinti e i vincitori, non dovrebbero trascurare nemmeno l’andamento dell’inflazione.
All’inizio della pandemia, le autorità hanno imposto misure di lockdown che sarebbero dovute durare 30, forse 60 giorni al massimo, con l’obiettivo di "piegare la curva" per poi tornare rapidamente alla "normalità". Così non è stato e, nel mezzo, secondo gli analisti, un oceano di cambiamenti sociali, tecnologici, monetari è passato sotto il ponte e la sfida adesso è capire quanto il Nuovo Mondo sarà diverso dal Vecchio. Nella sua accezione corretta, una recessione non è tanto un calo della domanda/produzione, quanto una sua trasformazione: ovvero, tanto più l'economia si trasforma, quanto più il lavoro e il capitale devono essere riadattati.
Recessione
Tad Rivelle, chief investment officer fixed income di TCW, ritiene che sia prematuro oggi stabilire quando e da quale livello l'economia riprenderà organicamente la propria traiettoria di crescita. Eppure, i mercati, apparentemente ignari della carneficina, hanno raggiunto livelli che sembrano ottimistici in modo addirittura irrazionale. Finora, sostiene l’esperto, questa è stata forse la più donchisciottesca delle recessioni: una crisi in cui il reddito, i prezzi dei beni e la liquidità si sono espansi, grazie naturalmente all’immensa quantità di stimoli fiscali e monetari adottati per far fronte alla crisi. Anche i prezzi del credito, che inizialmente hanno vacillato sotto il peso del loro stesso eccesso di leva finanziaria, sono successivamente riemersi.
Non si tornerà indietro dalle trasformazioni dettate dal Covid
Nel frattempo, gli investitori sono stati ‘abbandonati’ sulle rive di una nuova terra, che presenta nuovi pericoli e opportunità. Ad esempio, un recente studio di Cushman & Wakefield ha stimato che ben il 37% della forza lavoro Usa potrebbe passare in modalità smart working. Qualunque sarà l’equilibrio che verrà raggiunto, ci saranno profonde trasformazioni. Occorreranno molti anni prima che i viaggi d'affari tornino ai livelli del 2019, con effetti su compagnie aeree, industria aeronautica, alberghi e ristorazione. Le valutazioni di gran parte del mercato immobiliare degli uffici subiranno probabilmente un cambiamento radicale: sono di esempio quello che è successo in alcune grandi metropoli - come Manhattan e San Francisco – prima brulicanti di attività e oggi "svuotate". Stesso discorso per lo shopping, con l’e-commerce in forte ascesa.
Prima che emergano i vincitori ci saranno molti vinti
Alla luce di questo scenario, secondo Tad Rivelle, un dato rimane certo: prima che ci possano essere molti vincitori, ci saranno altrettanti vinti, il valore di certi asset crollerà e con esso quello del debito da essi garantito. Questo processo – tanto naturale quanto sgradito – viene però ostacolato: le forze del mercato sono in guerra con le politiche. Le misure adottate hanno indubbiamente tenuto la nave a galla. Ma arriverà mai – si chiede - un momento opportuno per lasciare che la natura faccia il suo corso? Per il momento, la risposta è facile: la Fed non ha motivo di farsi da parte, poiché il costo di sostenere artificialmente l’economia è percepito come trascurabile. Stampare moneta non ha ancora causato problemi evidenti, ma alla fine potrebbe generare inflazione.
A rischio una doppia recessione
Se l’inflazione dovesse manifestarsi di nuovo e i tassi si muovessero al rialzo, la Fed potrebbe rimpiangere la noncuranza con cui ora dispensa miliardi su miliardi. E allora quanto potrà durare l'attuale regime monetario? Secondo l’esperto di TCW al momento non ci sono risposte certe, ma può essere interessante notare l’avvicendamento delle valute di riserva globali negli ultimi secoli.