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Turismo: rischio collasso senza aiuti pubblici
Il settore turistico è certamente il più colpito dalla pandemia: le vacanze sono compromesse e per 3,4 milioni di lavoratori del settore il clima si fa pesante. Senza aiuti pubblici il turismo rischia il collasso, il settore cardine della nostra economia necessita di tempestività e supporto.
Il settore del turismo è stato colpito in modo serio dal Covid-19 e, per evitare il suo affondamento, ha bisogno di aiuti pubblici. E che siano, secondo gli addetti ai lavori, importanti e di lungo periodo se si vuole salvare uno dei cardini della nostra economia. C’è bisogno che gli interventi siano rapidi poiché, spiega l’imprenditore turistico Mario Malerba, “rispetto ad altri settori merceologici, le imprese turistiche sono poco capitalizzate, a causa della bassa marginalità, dell’alto livello di concorrenza e della struttura verticale del mercato d’intermediazione: non hanno patrimonializzato e non sono strutturalmente predisposte a superare una crisi pandemica come quella che stiamo vivendo”.
3,4 milioni di persone lavorano nel settore
Il settore del turismo rappresenta in Italia direttamente il 5,5% del Pil e il 6,5% dell’occupazione (circa 1,5 milioni di posti di lavoro), mentre se si considera l’indotto si arriva al 13% del Pil e a quota tra il 15% e il 20% della forza lavoro del Paese (almeno 3,4 milioni di persone). Valori superiori alla media Ue e dell’economia mondiale. Ne deriva, secondo l’analisi dell’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, “che l’impatto del Coronavirus avrà costi significativamente alti tanto economici quanto sociali, considerando in aggiunta che molte attività imprenditoriali di piccole dimensioni, anche a livello familiare, dipendono esclusivamente da tale fonte di introito”.
Il Governo sia più efficace, subito liquidità
Per questi motivi c’è quindi bisogno di risposte immediate, in quanto “giorni e mesi di inattività porteranno” inevitabilmente, “a chiusure, licenziamenti, fallimenti” sottolinea Malerba, giudicando le misure prese fin qui dal Governo palliative. “La cassa integrazione e gli altri interventi adottati nei DL emanati sino ad oggi – secondo l’imprenditore - rappresentano dei piccoli passi, ma adesso si deve immettere immediatamente liquidità a lungo termine a tasso zero, prorogando il pagamento di tasse, contributi, mutui e altre spese almeno di un anno, come suggeriscono le proiezioni elaborate dagli analisti economici”.
Un comparto ‘polverizzato’
Il mercato italiano del turismo, salvo poche eccezioni, è costituito da microimprese. Nel solo comparto delle agenzie di viaggi si contano 40mila addetti polverizzati in circa 9mila realtà tra agenzie di viaggi con singole partite IVA, network con sedi centrali e filiali e, ultima tendenza, Personal Travel Agents, i professionisti che prestano i loro servizi di consulenza in smart working. Anche tra i tour operator c’è molta dispersione, con circa 120 aziende per un totale di 8.500 lavoratori. Alberghi e ristoranti sono per la maggior parte a gestione familiare (i ristoranti sono 40mila con 400mila addetti).
Perché è importante salvare il turismo
Perché è così importante il turismo per l’economia italiana? Il comparto ha forti ripercussioni sull’immagine e sulla tenuta stessa del Sistema Paese, vanta la maggiore concentrazione di opere d’arte al mondo, così come genera eventi ed è in grado di alimentare spunti turistici (gastronomici, musicali e culturali) unici al mondo. Gli operatori che si occupano di incoming, portando gli stranieri in Italia, agevolano e promuovono il Made in Italy nel mondo, così come gli addetti del business travel sono la chiave strategica delle nostre esportazioni. Anche chi opera nell’outgoing gioca un ruolo di primo piano, perché permette ai cittadini del mondo di incontrare gli Italiani e, di fatto, è il motore di tutto il sistema import/export del Belpaese.
Le cancellazioni delle vacanze
Nel frattempo da ricerca condotta dall’Ipsos emergono le prime conseguenze dell’effetto Coronavirus per l’industria del turismo italiana: il numero delle persone intenzionate a confermare le vacanze programmate per questa primavera o per la prossima estate si è ridotto di un quarto. Quota che acquisisce un valore diverso se inquadrata con il 15% (sul totale dei vacanzieri pre-pandemia) degli incerti e il 10% che ha già definitivamente rinunciato ai propri progetti. Il mercato del turismo italiano sarà uno dei più colpiti dalla crisi innescata dal Covid-19.
Lo tsunami travolge il turismo mondiale
Ma saranno pesanti anche le conseguenze prospettate per gli altri Paesi, soprattutto per quelli dell’Europa. L'agenzia delle Nazioni Unite per il turismo (UNWTO) stima che – se lo scenario di crisi rimarrà quello attuale - gli arrivi di turisti internazionali diminuiranno quest’anno del 20-30% tendenziale. Una flessione di questa portata potrebbe significare una contrazione delle entrate di 300-450 miliardi di dollari, circa un terzo in meno di quanto fatturato nell’anno precedente. Per un confronto, a seguito della crisi economica del 2009 il calo è stato quantificato al 4% circa.