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UK, la Borsa regge, immobili e sterlina cadono
In un contesto in cui la volatilità regna sovrana, l’indice Ftse 100 della Borsa di Londra viaggia sui massimi dell’anno
La performance non è andata a beneficio degli investitori a causa della pesante penalizzazione inflitta loro dalla svalutazione della sterlina, che continua, nonostante il recupero degli ultimi giorni, a muoversi su livelli lontani da quelli registrati a ridosso del referendum. Le variabili chiave per capire la buona tenuta del mercato azionario londinese sono due: i fondamentali dell’economia britannica –considerati ancora soddisfacenti- e il peso rivestito dai titoli appartenenti a settori (mining, basic materials, metalli preziosi) che si stanno muovendo in direzione opposta a quello dei principali indici di riferimento europei.
Le mining companies stanno traendo beneficio dai bassi livelli dei prezzi toccati dal comparto nei mesi precedenti e dall’inversione del sentiment –diffusosi negli ultimi anni- caratterizzato da una forte avversione all’investimento in questi titoli. Nel caso delle società specializzate nel business dei metalli preziosi, la sostenibilità del rialzo sembra fortemente legata allo status quo dell’incertezza e volatilità che permea l’andamento dei listini azionari da qualche trimestre a questa parte.
Un altro gruppo di titoli preferiti dagli investitori per le loro buone potenzialità sono quelli delle aziende export-oriented, che potrebbero trarre i maggiori vantaggi da una lunga fase di debolezza della sterlina. Le aziende appartenenti al settore pharma fanno parte di questo gruppo di potenziali beneficiari perché fatturano in divise diverse dalla sterlina.
La storia ci insegna –ancora una volta- l’importanza di mantenere i nervi saldi nei periodi di forti turbolenze. Allo stesso tempo, sono questi i momenti migliori per fermarsi ad analizzare le virtù dell’investimento realizzato con un’ottica di lungo termine. La parte più difficile, pur sapendolo, consiste nel frenare gli impulsi del proprio cervello, che chiede di uscire dai mercati azionari quando la maggior parte degli investitori sta facendo quella scelta.
Correva il 5 marzo del 1985 quando i minatori britannici fecero ritorno ai propri posti di lavoro dopo aver condotto uno sciopero durato un anno. Fu un’importante vittoria politica dell’allora Primo Ministro Margaret Thatcher e una sconfitta per i sindacati del paese. Allora la sterlina quotava sotto il cross 1,35 usd. Dopo più di trenta anni, durante le sessioni di mercato post-Brexit, la divisa è caduta al di sotto di quei livelli, approssimandosi a quota 1,3 usd.
La sterlina ha perso terreno dopo l’annuncio della vittoria del ‘leave’ per via dei timori concernenti il potenziale calo dei flussi d’investimento diretto verso il Regno Unito e la perdita della leadership continentale della City di Londra in campo finanziario. In altre parole, per la paura dell’inizio di una fase di rallentamento della crescita economica. L’usd e lo yen sono state – e potrebbero continuare a essere- le valute che hanno guadagnato più terreno nel cross con la sterlina nell’ultimo triennio, con un’accelerazione particolarmente significativa nell’ultimo anno.
Restando all’interno dei confini britannici, il settore immobiliare è indicato da molti analisti come un’opportunità d’investimento creata dalla Brexit. I prodotti focalizzati su questo settore hanno accusato sensibili cadute nelle ultime settimane, significativamente superiori a quelle registrate dai prodotti focalizzati sul settore immobiliare europeo. Secondo il Centro Studi di Casa.it, nel dopo Brexit a Londra i valori delle trattative sono calati di ben 5,5 punti percentuali, mentre la domanda è diminuita del 19% in 4 giorni.