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Elezioni Usa, rischio politico alle stelle
L'episodio accaduto domenica 11 settembre, al quindicesimo anniversario dell'attentato al World Trade Center di New York, ossia il malore accusato dal candidato alla presidenza degli Usa del Partito democratico Hillary Clinton, ufficialmente attribuito a una polmonite, fornisce l'occasione per portare alla ribalta un problema fondamentale e sostanzialmente ignorato del panorama finanziario ed economico globale, ossia il rischio politico.
Una volta si trattava di una questione confinata ai paesi in via di sviluppo, ma negli ultimi anni si è visto un proliferare della perdita di credibilità delle élite planetarie, spesso ideologicamente indistinguibili fra loro, con la contemporanea crescita di movimenti populisti di ogni genere. In questo ambito ciò che potrebbe essere un semplice problema di salute temporaneo di quello che rimane il candidato favorito alla vittoria finale nelle elezioni di novembre rischia di andare a compromettere ancora di più il quadro attuale.
Infatti nell'era moderna mai si erano scontrati per la Casa bianca due politici sgraditi al pubblico come la Clinton e Trump. Qualsiasi cosa ognuno dei due faccia rischia di andare ad alimentare un clima di mancanza di fiducia da parte degli avversari e in fondo anche da parte dei propri sostenitori. Il vetriolo, la paranoia complottista, la rabbia che sono sparsi a piene mani dagli elettori americani (va detto in maniera completamente bipartisan) riflettono un fenomeno mondiale, ovviamente amplificato nella sua importanza nella prima economia del mondo. Amaramente non si può fare altro che riconoscere che oggi la scelta è fra politici mainstream - che definire inadeguati significa fare loro un enorme complimento - e alternative populiste spesso caratterizzate da programmi folli, contraddittori e semplicemente irrealizzabili.
Proprio quest'ultimo aspetto appare fondamentale: finora il rischio politico non ha danneggiato più di tanto le quotazioni degli asset rischiosi, in quanto gli investitori appaiono convinti del fatto che tutto sommato poco dovrebbe cambiare a livello di politiche, soprattutto monetarie, in futuro. Essenzialmente la scommessa è che l'establishment tenga o che le forze populiste vengano cooptate all'interno di un percorso di maggiore continuità con il quadro attuale.
Ad esempio la calma rapidamente conseguita dopo il caos post-Brexit sembra puntare esattamente in tale direzione. Probabilmente un simile atteggiamento ha un senso, vale però la pena cautelarsi nei momenti di tranquillità sui mercati quando il proprio budget di copertura dal rischio può permettere di acquistare protezione a cifre più convenienti. Infatti movimenti come quello dell'ultimo venerdì, con l'azionario Usa che ha lasciato sul terreno oltre il 2% solamente a causa di voci di un possibile rialzo dei tassi da parte della Fed a breve, rappresentano un campanello d'allarme non da poco. Questo dopo un agosto di assoluta e sonnacchiosa tranquillità.