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Qe sui corporate bond, dopo la Bce arriva la BoE
La combinazione di tassi negativi e di spread molto bassi è particolarmente evidente nei segmenti con una duration breve, mentre le obbligazioni HY sono rimaste forse l’unico segmento a offrire ancora rendimento
Le ricerche empiriche di questi ultimi anni dimostrano che l’annuncio di un nuovo programma di acquisti di attività ha un impatto immediato sui prezzi e tende a integrare gran parte delle conseguenze positive derivanti dalla successiva implementazione delle misure di QE, soprattutto quando i mercati vengono colti di sorpresa come nel caso del Corporate Sector Purchase Programme (CSPP). L’annuncio di questo programma a marzo ha causato una compressione rapida degli spread del credito, ma la comunicazione della BCE e gli acquisti veri e propri hanno aumentato la pressione ribassista in un contesto ancora più incerto.
La BCE ha continuato a inserire altre tipologie di obbligazioni e ad aumentare il numero di emittenti presenti in portafoglio, che ora contiene quasi 550 obbligazioni (emesse da quasi 170 emittenti) per un totale di 16,2 miliardi, appartenenti a tutti i rating IG, i segmenti della curva, i settori e i Paesi disponibili. Le obbligazioni stanno diventano sempre più costose, ma il CSPP dovrebbe favorire il proseguimento o addirittura il rafforzamento della caccia al rendimento, il tutto a beneficio dei prezzi dei singoli titoli.
Grazie all’ultima decisione della BoE di “unirsi al club” delle banche centrali che acquistano obbligazioni societarie, è probabile che la caccia al rendimento si sposti su altri segmenti e sulle obbligazioni societarie denominate in altre valute. A partire dal prossimo 27 settembre (data fissata dalla BoE per far partire gli acquisti), alcune società già beneficiarie dell’operato della Bce, trarranno vantaggio dall’entrata in scena della banca centrale inglese. In base ai parametri utilizzati da entrambe le banche centrali, potrebbero essere circa venti le aziende avvantaggiate dall’effetto combinato ascrivibile all’operato dei due istituti.
La Bce ha già acquistato emissioni obbligazionarie di queste venti aziende e le stesse rientrano nel piano illustrato dalla BoE, che include 271 emissioni facenti capo a un centinaio di società. Si tratta di una lista che comprende non soltanto società che si sono indebitate in sterline e possiedono un livello di affidabilità creditizia almeno ‘investment grade’. La BoE ha, infatti, esteso la sua azione a tutte le società che contribuiscono attivamente all’economia britannica.
Tra le venti aziende privilegiate direttamente dagli acquisti delle due banche centrali troviamo utilities come Engie, EDF, Suez e Veolia; Energy companies come Basf, Total, E.On e Shell; consumers come Siemens, Nestlé e LVMH; automobilistiche come BMW e Daimler. Tuttavia, la lista non è rigida e in seguito potrebbero aggiungersi altri nomi.
Se la storia si ripeterà, il nuovo player istituzionale potrebbe spingere ulteriormente al rialzo le emissioni di debito societario. Da quando –lo scorso 8 giugno- la Bce ha avviato il suo piano di acquisti, l’indice Bloomberg che raggruppa i corporate bond coinvolti (quelli con rating investment grade, esclusi i titoli di società finanziarie) dal Qe di Draghi ha offerto una performance del 2%. A livello di singoli titoli, alcuni bond caratterizzati da scadenze lunghe e buone cedole, hanno registrato una rivalutazione delle quotazioni vicina al 20% da inizio anno.
Gli investitori non sono gli unici a trarre vantaggio dal contesto creato dalle banche centrali. Ad avvantaggiarsi sono anche le società emittenti, che riescono a ridurre i costi di finanziamento. Sanofi e Henkel sono riusciti a collocare i rispettivi bond con scadenze a 3,5 e 2 anni a costo zero.