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Mercati, buone notizie dal Pil Usa
La prima lettura del Pil statunitense del terzo trimestre del 2016 ha mostrato la crescita più rapida da due anni a questa parte. Infatti su base congiunturale e proiettata su tutto il resto dell'anno, la maggiore economia del mondo ha mostrato un incremento del 2,9%, meglio del consensus degli analisti. A dare una particolare spinta, come al solito, sono stati i consumi e in questo caso anche le esportazioni, cresciute del 10%. Queste ultime, però, sono state positivamente influenzate da un forte aumento delle vendite all'estero di prodotti agricoli, generato dal favorevole andamento dei corsi. Complessivamente comunque si tratta di news non negative per gli investitori, che possono dormire sonni relativamente tranquilli sulla lontananza di una nuova recessione da parte della maggiore economia del pianeta.
I mercati azionari, però, nel corso della settimana non hanno goduto di chissà quali splendide performance, a causa di un certo nervosismo sulla situazione economica. Ora è vero che negli Usa attualmente il mix di utili riportati da parte delle aziende dell'S&P 500 e di quelli di gruppi che devono ancora presentare i dati è in netto miglioramento (attualmente si sta per passare la soglia della crescita annuale), ma è altresì fuori discussione che qualche delusione comunque c'è stata. Basti pensare alla trimestrale di Amazon, largamente sotto le attese, o a quella di Apple, che ha battuto di pochissimo il modesto valore di consensus, mostrando comunque una diminuzione del 19%. Il 2016 ha peraltro costituito per il colosso di Cupertino il primo calo del fatturato dal 2001 ed è la prima volta in assoluto che il proprio andamento degli utili societari ha costituito l'elemento di maggiore negatività per il comparto It dell'S&P 500. A fare da contraltare sono invece arrivati gli ottimi dati di Alphabet: va però detto che la relativa anemia dei titoli più orientati al consumo dello spazio dell'information technology non fa presagire prospettive stupende per il prossimo Natale.
Per il resto va osservato che negli Stati Uniti sono stati finora i finanziari, i cui profitti risultano in aumento di quasi l'8% e l'It (oltre il 5% di incremento), nonostante Apple, a sembrare in gran spolvero; telecom, energia e industriali in compenso sono in diminuzione e questi ultimi sono gli unici tre comparti dell'S&P 500 ad avere mostrato una contrazione in questo trimestre. Per il prossimo quarto, in compenso, gli utili complessivi dell'indice dovrebbero salire di oltre il 5%.
Inoltre non è improbabile che la settimana prossima porti qualche momento di isteria, visto che si tratta dell'ultima prima delle fatidiche elezioni presidenziali Usa, che arrivano al termine della campagna più folle e, ci venga consentito dirlo, più povera di contenuti da entrambe le parti di sempre. Inoltre lunedì 31 subito attende gli investitori la pubblicazione dei numeri del Pil dell'Eurozona, di cui si è avuto un deludente anticipo già venerdì con la pubblicazione del dato francese, cresciuto a livello congiunturale dello 0,2% a fronte di attese già piuttosto modeste (0,3%).
Come abbiamo più volte ribadito, non sembrano esserci segnali di crisi imminente particolarmente gravi: certo comunque non appaiono all'orizzonte chissà quali premesse per ulteriori spinte al rialzo degli asset rischiosi, se non l'avvio di una stagione storicamente favorevole in termini di rendimenti. Segnaliamo infine una certa debolezza del prezzo del petrolio, che fa fatica a mantenersi sulla soglia dei 50 dollari: anche questo dato non è una spia di ruggente entusiasmo.