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I rischi del trading speculativo
Il primo errore grossolano, che consiste nel presumere di poter trasformare qualche migliaia di euro in un milione, viene fatto dopo aver letto o sfogliato qualche manuale made in Usa su come operare in Borsa.
La seconda idea, frutto d’input pubblicitari e dell’eccesso di fiducia nei propri mezzi, è che con quest’approccio si possa puntare a vivere di solo trading e abbandonare il lavoro di tutti i giorni. Questa concezione irreale determina, in tempi più o meno brevi, un senso di frustrazione che sarà l’elemento scatenante delle perdite finali.
Alcuni studi realizzati negli Stati Uniti hanno evidenziato che il 40% di questi investitori/speculatori abbandona la propria operatività prima che sia trascorso un mese dall’avvio. L’80% degli investitori che adottano quest’approccio abbandona l’operatività entro i due anni e appena il 6% restano operativi a distanza di cinque anni dall’inizio dell’attività di trading.
Gli stessi studi dimostrano che, in un arco temporale medio-lungo quale può essere considerato un lustro, la performance conseguita è mediamente inferiore del 7% a quella conseguita dall’investitore meno attivo o cassettista. L’insieme di questi risultati conferma che le false aspettative e le idee sbagliate poste alla base di questa strategia sono il mix scatenante delle perdite conseguite nel breve termine e dei risultati sconfortanti conseguiti nel medio-lungo termine.
Quando lo speculatore si scontra con la dura realtà, tende a sviluppare diverse forme di uscita o permanenza nel mercato. Una fetta di quell’80% che abbandona dopo soli due anni, opta per il ritiro definitivo dal mercato e dal trading. Un’altra fetta decide che è il caso di raddoppiare la posta in gioco per mediare le perdite e sfruttare un eventuale rimbalzo delle quotazioni (mentalità tipica da giocatore della lotteria). Il finale si può rapidamente immaginare. L’ultima fetta di speculatori è invece quella che decide di fare tesoro delle lezioni ricevute a causa di approcci e comportamenti a dir poco rischiosi, e comincia a operare correttamente.
Gli studi realizzati negli Usa su un campione ampio di speculatori da trading quotidiano, dimostrano l’esistenza di una relazione tra cittadini a basso reddito e assunzione di posizioni estremamente rischiose sui mercati finanziari. Gli investitori che possono contare su redditi molto bassi tendono a speculare con più forza, convinti che il mercato finanziario sia equiparabile a una lotteria (ottenendo i medesimi risultati).
Il comportamento di questa tipologia d’investitori sviluppa materialmente il ‘paradosso del trading’: investimento guidato esclusivamente dalle scelte emotive che porta l’investitore a realizzare acquisti quando le quotazioni sono alte e a vendere quando sono basse. Uno studio realizzato da Barclays dimostra che, nella migliore delle ipotesi, questi investitori hanno ottenuto una perdita media del 20% in un periodo di venti anni rispetto alle performance conseguite dal mercato di riferimento.
Le interviste realizzate sul campione utilizzato per lo studio, evidenziano che il 32% degli investitori era convinto che compiere molte operazioni di acquisto e vendita fosse una strada obbligata per conseguire performance elevate. Tuttavia, il 46% del campione ha sostenuto di comprendere che sono le spinte emotive e non la convinzione di ottenere performance più elevate a guidare il loro trading.
Il paradosso immediato si ha quando si chiede al campione lumi sulle cause che portano all’eccesso di trading. In media, soltanto il 16% degli interpellati riconosce la gravità del problema. Quelli che credono ciecamente nella necessità di acquistare e vendere per arrivare al successo sono circa il 48% del totale. Il 50% di questo 48% crede fortemente nella propria capacità di successo generata attraverso l’utilizzo di un’attività di trading spinta. L’eccesso di fiducia nei propri mezzi significa che molti investitori pensano che le proprie capacità siano superiori alla media, e questo li porta a investire più di quanto si potrebbe considerare ottimale se fosse adottata un’attenta gestione del controllo dei rischi.
I passi da compiere per evitare di cadere nella trappola del trading speculativo
In primo luogo, dopo aver sperimentato una perdita sarebbe meglio prendersi una pausa di riflessione salutare, utile a metabolizzare l’ammanco e capire le ragioni alla base della performance negativa. Non bisogna mai partire dal presupposto che sia stato il mercato a rubare i propri soldi perché questa è la migliore strada per ripetere l’errore iniziale. Non bisogna lasciarsi guidare dall’emotività ed è necessario ripianificare la strategia d’investimento.
In secondo luogo, è importante evitare di aumentare il livello di rischio per cercare di recuperare la perdita. Questo comportamento determinerebbe un aumento delle operazioni e una riduzione del controllo del rischio esercitabile sull’intero portafoglio. L’investitore ha bisogno di focalizzarsi su pochi titoli e di fissare i livelli di perdita e gli obiettivi di performance. Se il ratio rendimento/rischio non è positivo è preferibile sospendere l’operatività.
Le fasi in cui si resta fuori dai mercati sono le migliori per rivedere la strategia d’investimento. Fare molte operazioni di acquisto e vendita non si traduce in guadagni. Tutto il contrario. Le emozioni possono giocare brutti scherzi e le perdite subiranno accelerazioni a causa dei maggiori costi derivanti dal trading intenso. Il taglio dei ‘costi emotivi’ sarà un buon punto di partenza per dare una spinta alle performance del vostro portafoglio.