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Investire in Africa: nove falsi miti sul continente
La stima di crescita per l’anno in corso è dell’1,3%, il livello più basso degli ultimi trenta anni. Non tutti i paesi stanno accusando in eguale misura gli effetti della caduta dei prezzi delle materie prime
I paesi più danneggiati dal calo dei prezzi del petrolio sono stati: Congo, Gabon, Camerun, Madagascar, Algeria, Guinea, Zimbabwe, Sudan, Libia, Angola e Nigeria. In questi Stati, il modello di crescita basato in via quasi del tutto esclusiva sugli introiti derivanti dalla vendita di petrolio, ha mostrato tutta la sua debolezza e insostenibilità. Tuttavia, la buona notizia è che se escludiamo dal calcolo complessivo i paesi esportatori di petrolio, la previsione di crescita del Pil per il 2016 è del 4%. I paesi meglio posizionati in virtù della loro minore dipendenza dal mercato delle materie prime sono: Kenia, Etiopia, Tanzania, Ruanda, Senegal, Costa d’Avorio.
Il settore delle materie prime ha confermato il suo ruolo pilota nel processo di crescita del continente, tuttavia, alcuni paesi hanno aumentato gli investimenti in ricerca e sviluppo. Un buon esempio è offerto dal Kenia che, insieme all’Uganda, sta dando una forte accelerazione alla dotazione infrastrutturale interna e ai collegamenti verso il mare.
Le esportazioni africane hanno subito una contrazione di 12.000 milioni di usd nel 2016 proprio a causa della caduta delle quotazioni delle materie prime. Le stime per il 2017 sono cariche di ottimismo e includono un balzo fino a 30.000 mln di usd. La Cina è il principale partner commerciale del Continente: il 27% delle esportazioni viene assorbito da Pechino.
La legalità è migliorata molto in alcuni paesi. Ghana e Sudafrica hanno superato il Brasile in materia di governance pubblica. Il Ruanda ha superato l’Italia e il Brasile nella classifica dei paesi che riescono a gestire meglio il fenomeno della corruzione.
I paesi africani hanno ricevuto flussi d’investimento esteri diretti tra il 2005 e il 2015 corrispondenti al 2,9% del Pil, un livello superiore a quello registrato (2,8%) dalla media dei paesi OECD. Zambia, Guinea, Tanzania e Uganda si sono particolarmente distinti per la capacità di attirare capitali.
L’incremento continuo della popolazione urbana trasformerà i consumatori del continente in uno dei target delle imprese locali ed estere. Le stime indicano che il numero complessivo degli abitanti delle aree urbane in Africa aumenterà di 24 milioni entro il 2024, rispetto ai 9 mln previsti in Cina e agli 11 dell’India. In Marocco l’uso di internet coinvolge il 70% circa della popolazione e indica la strada maestra allo sviluppo del commercio online. In Kenia, più del 15% della popolazione utilizza il telefono mobile per il pagamento delle fatture.
Lo sviluppo dell’agricoltura (la rivoluzione verde è ormai avviata) continua, anche se la crisi economico-finanziaria iniziata nel 2008 nei paesi industrializzati ha comportato un calo della domanda e un freno per l’intero settore. Alcuni paesi come l’Etiopia e il Ruanda hanno il 70% della forza lavoro occupata in questo settore.
Un altro punto debole è l'esigua percentuale di popolazione con un livello di istruzione molto basso. In Sudafrica, uno dei paesi più avanzati del continente, la quota di popolazione in possesso di un diploma di scuola superiore raggiunge appena il 20%. La maggior parte dei paesi possono fare affidamento su ratio nettamente inferiori.