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I dividendi invertono la rotta
Le società di tutto il pianeta hanno distribuito 281.700 mln di usd nel terzo trimestre dell'anno, l’ammontare più basso dal secondo trimestre del 2015. Il dato influirà sull’andamento dei listini?
Gli esperti di Henderson credono che alla base del calo ci siano tre fattori. Il primo è la riduzione dei dividendi straordinari negli Stati Uniti. La seconda è che il terzo trimestre rappresenta il periodo in cui vengono solitamente erogati più dividendi in quelle aree del pianeta che stanno registrando un sensibile rallentamento (i mercati emergenti, l’Australia e il Regno Unito). Infine, il rallentamento della crescita dei dividendi negli Usa ha un effetto considerevole perché si tratta dell’area che ha il peso più rilevante nel calcolo complessivo.
Negli Usa, area in cui viene erogato il 40% dell’ammontare totale di tutti i dividendi del mondo, il volume distribuito si è ridotto del 7% fino ai 100.400 mln di usd. La crescita dei dividendi Usa si è fermata al 3%, il tasso più basso dall’inizio della crisi finanziaria. Il rallentamento sarebbe imputabile a una minore effervescenza riscontrata nella crescita degli utili aziendali, in parte imputabile alla rivalutazione del biglietto verde. Per altra parte, il calo sarebbe ascrivibile alle preoccupazioni per i maggiori costi di finanziamento che dovranno essere sostenuti dalle società a causa dell’aumento del costo del denaro (un dato che influenza negativamente i flussi di cassa).
Parallelamente, i dividendi dei mercati emergenti hanno evidenziato il terzo trimestre consecutivo al ribasso, con una contrazione del 7,1% rispetto allo stesso lasso di tempo del 2015. Nel gruppo degli emergenti, la Cina è il primo paese in termini di volume di dividendi distribuiti agli azionisti.
Tutto sembra indicare che il gigante asiatico archivierà il 2016 con un secondo calo dei dividendi dopo quello visto nel 2015. Le aziende cinesi stanno tagliando le remunerazioni degli azionisti, in particolare quelle del settore bancario, per cercare di proteggere dei bilanci che appaiono vulnerabili al probabile incremento dei crediti non esigibili.
A questi fattori se ne aggiungono alcuni stagionali perché il periodo in analisi ha scarsa rilevanza per le compagnie europee e nipponiche in materia di dividendi. Nel Vecchio Continente, la crescita dei dividendi è stata fino a questo momento garantita dalla svalutazione della divisa unica rispetto al dollaro.
Questa variabile, sommata alla solidità dei bilanci delle aziende europee, dovrebbe consentire ai dividendi europei una crescita anche nei prossimi esercizi. Il team di Henderson crede che anche le aziende a stelle e strisce torneranno presto a distribuire volumi crescenti di utili sotto forma di dividendi. Il trend in Europa e Usa dovrebbe essere sufficiente a compensare la debolezza –superiore alle attese- che sta interessando i dividendi in Cina, Australia e Regno Unito.
Se si prende in considerazione il dividend yield (rendimento da dividendo), il Vecchio Continente è senza ombra di dubbio l’area che presenta i ritorni più elevati. In repubblica Ceca, il dividend yield ha raggiunto il 5,5%, in Spagna il 4,14%, un livello simile a quello offerto dai titoli che fanno parte dell’indice Eurostoxx 600 e superiore a quello dei mercati azionari di Francia e Germania. Il livello del dividend yield europeo è sensibilmente superiore a quello attualmente offerto dall’indice Standard and Poor’s500 (2,2%).