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Banche, il passato ritorna?
Non è certo la prima volta che gli istituti di credito del nostro paese si trovano a dovere affrontare delle gravi crisi che hanno richiesto l’intervento dello stato.
Malgrado l’Italia sia uscita distrutta in tutti i sensi dalla seconda guerra mondiale, perduta esattamente come la Germania, il nostro paese non è mai stato costretto a dichiarare bancarotta, a differenza di molti altri stati ritenuti ben più blasonati (Inghilterra, Francia, Usa…ma la lista è lunghissima) che hanno dichiarato default anche 20 volte nella loro storia (Spagna).
Ma se lo Stato italiano non ha mai dovuto affrontare un’insolvenza sovrana, non si può dire la stessa cosa per le banche italiane. Il primo scandalo avvenne nel 1893, con il crack della Banca Romana, che coinvolse i vertici dello stato e si risolse in una profonda riforma dell’intero sistema creditizio del paese a opera di Giovanni Giolitti, che incoraggiò la fondazione della nascita della Banca d’Italia, che di fatto diventò l’unico istituto che aveva la facoltà di emettere moneta.
La medesima riforma, però, diede il via alle cosiddette banche miste, che avevano non soltanto la facoltà di dare denaro in prestito, ma anche di detenere partecipazioni in aziende private. Tra queste le più importanti furono la Banca commerciale italiana, il Credito italiano e la Banca di Roma, che alcuni anni più tardi furono però protagoniste di un pesantissimo crack.
Nel 1933, infatti, fu creato l’Iri per il salvataggio delle banche, che erano in pesantissima difficoltà in seguito alla crisi del 1929, e delle aziende da loro possedute. Anche in questo caso fu profondamente cambiata la legge bancaria e da quel momento alle banche commerciali fu di fatto impedita l’acquisizione di partecipazioni industriali, che fu lasciata solamente alle merchant bank.
Un altro scandalo bancario che fece epoca in Italia fu quello legato a Michele Sindona, che in Italia controllava la Banca Unione e la Banca Privata Finanziaria e negli Stati Uniti la Franklin National Bank, una delle prime 20 aziende di credito Usa. In seguito a una serie di operazioni molto spregiudicate e a causa dei rapporti mafiosi di Sindona, la Banca d’Italia commissariò nel 1974 i due istituti italiani e nominò Giorgio Ambrosoli quale commissario liquidatore.
Le pressioni e le minacce nei confronti di Ambrosoli perché non arrivasse alla liquidazione delle banche furono pesantissime, fino all’assassinio del commissario nel 1979. Molto male finì anche l’avventura del Banco Ambrosiano, che lasciò un buco di circa 1,3 miliardi di dollari e si concluse anche in questo caso tragicamente con il quasi certo omicidio dell’ex presidente Roberto Calvi. Come si può vedere, le recenti storie di fallimenti bancari in Italia hanno alle spalle una lunga tradizione.