- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
L’effetto valuta sugli investimenti
L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca e gli annunci favorevoli all’adozione di una politica protezionista, hanno riportato l’attenzione sui rischi connessi alle oscillazioni dei rapporti di cambio
Le variazioni del valore della divisa di riferimento determinano, in misura importante, il rendimento dell’investimento effettuato. Se la valuta acquistata si rivaluta nei confronti dell’euro, tutto l’investimento ne beneficia, mentre ne riscontra gli effetti negativi, nel caso contrario. In pratica, una svalutazione del titolo acquistato potrebbe essere non solo ammortizzata ma addirittura annullata dal miglioramento del rapporto di cambio.
In definitiva, se acquistiamo corporate bond o titoli di stato o sovranazionali denominati in dollari Usa, sterline, o valute dei paesi emergenti (real brasiliani, rand sudafricani o rupie indiane), per limitarci a quelli più noti agli investitori, lo si fa per due ragioni: perché offrono rendimenti più elevati o perché si ipotizza che l’euro subirà una svalutazione nei confronti di tali monete. Ovviamente, non ci sono certezze, tranne una: questa forma d’investimento richiede un monitoraggio continuo e attento dell’operazione effettuata. Il livello di attenzione deve essere sensibilmente superiore a quello che, solitamente, si mantiene per i tradizionali strumenti espressi in euro.
I movimenti del tasso di cambio sono per lo più imprevedibili perché alcune variabili tendono a rafforzarlo e altre spingono verso la svalutazione. In tutti i casi, nelle oscillazioni violente dei rapporti di cambio si nascondono rischi e opportunità altrettanto intensi. Se i rischi derivanti dall’esposizione a valute diverse da quella del paese in cui si vive deve essere presa in seria considerazione nel caso in cui il proprio raggio d’azione si limiti alle economie mature, la vigilanza dovrà essere raddoppiata o triplicata nell’ipotesi di esposizione alle divise dei paesi emergenti, solitamente alle prese con problemi d’inflazione che vengono ‘corretti’ con il ricorso a svalutazioni competitive della propria valuta.
I rischi e le opportunità legate al mondo dei cambi non hanno mai abbandonato lo scenario internazionale, ma hanno assunto un peso crescente da quando alla presidenza degli Stati Uniti è arrivato Donald Trump. I motivi? Gli annunci di Trump sull’introduzione di norme tese a proteggere il mercato statunitense dalla concorrenza di manufatti e servizi provenienti da altri mercati. L’attenzione del neo-presidente è puntata in particolare sulla concorrenza cinese e messicana, ma non mancano affermazioni non amichevoli rivolte all’Europa e ad altre aree industrializzate del pianeta. L’adozione di una politica protezionista ha messo in agitazione il mercato dei cambi a causa dei potenziali bruschi movimenti del biglietto verde nel cross con le altre divise, tanto quelle forti (yen, sterlina, euro, yuan) che quelle deboli.
La potenziale volatilità del mercato valutario avrà effetti sulle economie europee in termini macroeconomici. Gli effetti più visibili di tale trend si vedranno sulle oscillazioni dei volumi degli scambi commerciali con gli Usa e sui flussi incrociati degli investimenti, ma quelli più intensi si produrranno a livello microeconomico. La globalizzazione delle imprese italiane, presenti in molte aree del mondo, eleva il grado di sensibilità ai cambiamenti di direzione delle divise e questo si riflette, nel bene e nel male, nei risultati conseguiti dalle aziende e nelle valutazioni delle stesse in Borsa.