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Le promesse di Trump
‘Il mio team sta mettendo a punto una storica riforma fiscale che ridurrà le imposte a carico delle imprese Usa affinché possano competere e prosperare in ogni parte del pianeta’, ha affermato Trump.
In occasione del primo discorso tenuto al Congresso degli Stati Uniti, il neo presidente ha ribadito gli obiettivi prioritari per il suo Governo: rafforzare i controlli sui flussi migratori, ‘demolire e distruggere’ lo Stato Islamico, garantire la sicurezza nazionale, rimpiazzare l’Obamacare con un altro sistema di healthcare, introdurre una riforma fiscale capace di riattivare la crescita attraverso un taglio del carico fiscale per le imprese e il ceto medio.
Gli operatori di mercati si aspettavano maggiori dettagli sulle modalità d’intervento della nuova amministrazione, ma sono rimasti a bocca asciutta. Anche se Trump ha utilizzato toni non troppo aggressivi per ribadire le sue idee, non ha offerto alcun dettaglio sull’implementazione della politica economica e di quella fiscale. Nessun riferimento è stato fatto sulla possibile introduzione di un dazio sulle importazioni transfrontaliere, che renda più care le importazioni di manufatti e servizi e non danneggi in alcun modo l’export.
Restando fedele al messaggio lanciato durante la campagna elettorale, Trump si è impegnato a creare milioni di nuovi posti di lavoro e a favorire l’ingresso nel mercato del lavoro dei cittadini Usa. Il progetto implica, secondo Trump, la revisione del sistema che regola i flussi migratori, giudicato obsoleto e non in grado di proteggere i salari dei lavoratori statunitensi meno qualificati. Questa situazione alimenterebbe, a detta del presidente, un circolo vizioso che incrementa le imposte a carico del ceto medio e penalizza l’intera economia del paese. Trump ha fatto riferimento ai modelli di regolamentazione dei flussi migratori utilizzati in Canada e Australia, indicandoli come modelli da perseguire.
Nel discorso tenuto alla camera dei Rappresentati, Trump ha criticato aspramente la gestione economica di Barack Obama, sostenendo che 94 mln di statunitensi sono disoccupati, più di 43 mln vivono in povertà e altri 43 mln hanno bisogno di aiuti per arrivare a fine mese. ‘Un adulto su cinque non lavora e viviamo la peggiore ripresa economica degli ultimi 65 anni’, ha affermato il repubblicano. C’è da chiedersi quali siano le sue fonti e quanto siano attendibili.
Trump si è impegnato a chiedere al Congresso i lasciapassare necessari alla realizzazione di un piano di ristrutturazione delle infrastrutture che consenta di accelerare la creazione di nuovi occupati.
In merito all’adozione di politiche protezioniste, Trump ha citato Lincoln quando sostenne che l’abbandono del protezionismo avrebbe provocato la rovina del popolo (ma a distanza di qualche secolo non sembra che le cose siano andate così). Per il repubblicano, è arrivata l’ora di tornare a concentrarsi sulla tutela delle società statunitensi.
Un altro tema che non poteva mancare è quello della riforma del sistema sanitario. Trump ha ribadito che ogni cittadini Usa deve essere libero di scegliere la propria copertura sanitaria senza che lo Stato decida per lui. Distanziandosi dai toni aggressivi utilizzati in passato, il presidente ha preferito ricorrere a toni più moderati nel tentativo di unire le diverse view.
Trump si è poi accreditato il merito di aver pilotato le scelte di grandi colossi Usa (Ford, Chrysler, Softbank, Intel) che hanno annunciato di voler procedere a nuove assunzioni nei prossimi mesi, sottolineando che la deregolamentazione di alcuni comparti consentirà a tante aziende di aumentare la propria forza lavoro. Infine, il capo del Governo ha ricordato l’accelerazione di Wall Street seguita alla sua vittoria nella corsa alla casa Bianca, sintomo, a suo dire, dei benefici che l’economia domestica trarrà dalle sue politiche.