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Draghi: l’inflazione è ancora lontana dal target
Il governatore ha evidenziato come la recente impennata dell’inflazione nell’eurozona sia da imputare in larga parte all’impulso dato dalle quotazioni del petrolio e dai prezzi dei prodotti alimentari freschi
Ieri Mario Draghi, governatore della Bce, ha assicurato nel corso della consueta conferenza stampa che, pur essendo pronti a ogni eventualità e ad aumentare i volumi del programma di acquisto titoli in caso di nuovo peggioramento delle condizioni macro, il board della Bce non propende per ulteriori tagli ai tassi d’interesse né per nuove operazioni di iniezioni di liquidità (Tltro) perché l’allerta deflazione sarebbe oramai terminata. Il programma di acquisto titoli seguirà le linee indicate nella precedente riunione: 80.000 mln di euro fino alla fine del corrente mese e 60.000 mln di euro mensili fino al prossimo dicembre.
Le parole pronunciate da Draghi hanno rappresentato un cambio d’impostazione che è stato gradito dalla divisa unica e dai listini europei. La Bce ha deciso di mantenere i tassi d’interesse ancorati al minimo storico dello 0% (livello che permane dal 16 marzo 2016). La Bce ha inoltre deciso di mantenere inalterato il deposit facility rate al -0,40%olte cose sono cambiate negli ultimi dodici mesi. Tuttavia, almeno fino a questo momento, la politica della Bce resta invariata da marzo 2015, quando Draghi annunciò il ricorso all’artiglieria pesante (tassi zero, quantitative easing e acquisto titoli obbligazionari, prima governativi e poi anche corporate) per cercare di combattere lo spettro della deflazione che aleggiava sull’intera eurozona.
Le nuove proiezioni economiche della Bce
Crescita economica: le nuove stime includono un aumento del Pil dell’1,8% (la precedente stima era all’1,7%); 1,7% nel 2018 (rispetto al precedente 1,6%), e 1,6% nel 2019 (invariato).
Inflazione: 1,7% nel 2017 (rispetto al ben più contenuto 1,3% dell’ultima revisione); 1,6% nel 2018 (in aumento rispetto all’1,5% precedente); e 1,7 per il 2019 (invariata).
La risposta alle critiche all’euro
In merito alle critiche arrivate di recente dal nuovo esecutivo statunitense e riguardanti la potenziale manipolazione della divisa unica da parte della Germania, Draghi ha precisato che la Banca centrale Europea è un’istituzione indipendente e che Berlino non esercita nessuna pressione sulle quotazioni della divisa unica europa. Draghi ha approfittato dell’occasione per ribadire che l’euro è irrevocabile, arrivato sulla scena europea per rafforzare l’Unione Europea.
Draghi ha sottolineato che il problema non è la divisa unica europea ma il dollaro, che si trova su livelli di quotazione molto più alti rispetto a quelli mostrati dalla media storica. Il governatore sostiene che la maggior parte dei problemi da risolvere per l’eurozona sono di natura internazionale (i rischi domestici si sono ridotti mentre quelli geopolitici sono in aumento).e che pertanto la loro soluzione richiede una maggiore capacità di fare gruppo e di lavorare insieme.
Verso una maggiore uniformità delle condizioni interne all’eurozona
Per Draghi è molto importante che si sia messa in moto una riduzione della dispersione della crescita tra i paesi dell’eurozona (scesa ai minimi registrati dal 2009). Nonostante ciò, il governatore evidenzia che la misura più importante per uniformare le condizioni economiche nell’area è legata alla riduzione del tasso di disoccupazione in alcuni paesi. In tutti i casi, Draghi conferma che l’attuale tasso di crescita dell’economia ha consentito all’area di lasciarsi alle spalle i rischi deflazionistici. Il rapporto tra rischio (inteso come deflazione) e crescita è migliorato di molto.