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Tre scommesse sull'Europa
È ormai accettato da quasi tutti i money manager che le piazze finanziarie europee, pur avendo deluso gli investitori negli ultimi tre anni, hanno ancora grandissime potenzialità di crescita. E soprattutto è importante sapere scegliere i segmenti e le singole aziende: in alcuni casi i livelli di competitività con il resto del mondo più avanzato sono ottimi.
In realtà ad avere messo in difficoltà gli indici negli ultimi anni sono stati alcuni settori, come le banche e l'energia, che nel Vecchio continente hanno un peso determinante e che hanno vissuto difficoltà non da poco. Si tratta quindi di individuare i comparti e i gruppi più interessanti. Vediamo, quindi, quali sono oggi le scommesse per chi vuole puntare sull'Europa. Secondo diversi analisti, infatti, può valere la pena osservare con attenzione proprio quelle aree che sono state tra le più problemtiche in tempi recenti.
Energia. Proprio uno dei settori più in difficoltà degli ultimi anni, a causa di quotazioni del petrolio e delle materie prime a livelli infimi, appare oggi una delle opportunità più interessanti anche nella vecchia Europa e non soltanto per la ripresa dei corsi dell'oro nero. Nel comparto dell'estrazione e della lavorazione del greggio, infatti, il tema dominante è la ristrutturazione aziendale e il Brent intorno ai 65 dollari, come molti si aspettano che avvenga nel 2018, renderebbe molto remunerative le aziende che operano in questo campo; anche con l'oil a 55 dollari diversi gruppi sono comunque in grado di generare una buona liquidità.
Alcuni fondi hanno deciso di investire anche nel campo dell'E&P e nei servizi all'industria petrolifera. Infatti per quanto riguarda quest'ultimo è stato toccato il minimo in termini di volumi, cui sta facendo seguito un aumento: in futuro si dovrebbe manifestare anche un maggiore potere da parte delle aziende a livello di prezzi praticati.
Consumi discrezionali.Il mondo dei consumi europei sta vivendo una chiara ripresa, pur con tutti i limiti strutturali del caso. L'aspetto interessante è che i rendimenti dei titoli legati ai consumi discrezionali potrebbero vedere i loro rendimenti spinti anche dall'effetto rotazione dai colossi del consumer staples, che in Europa sono tutt'altro che secondari: i beni di largo consumo rappresentavano a fine febbraio nell'Msci Europe oltre il 14% della capitalizzazione complessiva, mentre i discrezionali non arrivavano all'11%.
Per molto tempo i primi hanno rappresentato una rara combinazione di buoni dividendi, stabilità sul mercato domestico e ampio potenziale globale, grazie all'esposizione sugli emergenti. Ovviamente le valutazioni non sono tuttora delle più invitanti.
Nel frattempo, invece, il consumo di più alto profilo ha sofferto, e non poco, a causa del rallentamento cinese e della stagnazione europea. Allo stato attuale anche in questo caso vi è la possibilità di vedere non solo tempi migliori in termini di utili, ma anche un ritorno di fiducia da parte degli investitori, con prevedibili effetti sulle valutazioni.
Banche. La paura sugli istituti di credito europei è ancora altissima e i money manager che si fidano a fare qualche scelta su questo settore non sono tanti. Ma diversi sono convinti che ormai il peggio sia alle spalle e che gli stati non abbiano alcuna intenzione di fare fallire istituti di grandi dimensioni. Inoltre il ritorno dei consumi rende gli istituti di credito tra i principali beneficiari grazie alla ripresa della crescita dei prestiti. Di conseguenza in questo ambito qualche occasione si può trovare, scegliendo ovviamente gli istituti meglio patrimonializzati.