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Italia, bene ma non benissimo
Dal report annuale appena pubblicato dall’Istat, “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo” si ha un quadro d’insieme dei diversi aspetti economici e sociali del nostro paese e della sua collocazione nel contesto europeo. La pubblicazione presenta una selezione dei più interessanti indicatori statistici, che spaziano dall’economia alla cultura, al mercato del lavoro, passando dalle condizioni economiche delle famiglie, alla finanza pubblica.
Soffermandoci su quest’ultimo tema, è da notare che gli indicatori di finanza pubblica sono oggetto di particolare interesse nella programmazione economica dell'area euro perché consentono di misurare in modo sintetico il livello di stabilità economica e monetaria di un paese.L'indebitamento netto della pubblica amministrazione in percentuale del Pil costituisce l'indicatore di riferimento per la gestione degli obiettivi di bilancio e per la valutazione dello stato dei conti pubblici.
Nel 2016 l’indebitamento netto, misurato in rapporto al Pil, è stato pari al -2,4%, mentre il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è in lieve aumento rispetto al 2015 (1,5% la sua incidenza sul Pil).
Il rapporto debito/Pil nel 2016 è salito di sei decimi di punto percentuale, al 132,6%. La sua dinamica è risultata in significativo rallentamento rispetto agli anni precedenti, principalmente per la riduzione del costo medio del debito e la maggiore crescita economica, in presenza di una sostanziale stabilità dell'avanzo primario. La pressione fiscale complessiva in rapporto al Pil nel 2016 è stata pari al 42,9%, in diminuzione di 0,7 punti percentuali dal massimo del biennio 2012-2013. La rilevanza del comparto pubblico può essere misurata in termini di spesa statale per abitante; dopo le riduzioni registrate tra il 2009 e il 2012, negli ultimi due anni si rileva un’inversione di tendenza.
L'Italia nel contesto europeo
Negli ultimi anni, per effetto delle misure di contenimento della spesa pubblica adottate dai governi europei, si osserva un generalizzato miglioramento dei saldi e delle dinamiche dei conti pubblici. Nel 2015 nella media dei 28 paesi dell’Ue, l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è diminuito per il sesto anno consecutivo. Il nostro paese risulta allineato alla media dell'area (-2,4%). Alcuni grandi paesi come Francia, Regno Unito e Spagna hanno superato il limite del 3,0% stabilito dal Trattato di Maastricht, mentre Estonia, Svezia, Germania e Lussemburgo presentano un accreditamento netto.
Il rapporto debito/Pil dell'Italia è inferiore solo a quello della Grecia. In termini di dinamica del rapporto, il nostro paese si colloca al 7° posto tra i partner Ue, dopo Finlandia, Slovenia, Lituania, Austria, Francia e Cipro. Tra questi, Italia, Cipro, Austria, Lituania e Slovenia hanno registrato un avanzo di bilancio al netto della spesa per interessi, risultando tra i paesi più virtuosi dell'area euro, dopo Germania e Lussemburgo.
I sistemi fiscali dei paesi dell'Ue, pur caratterizzati da un crescente grado di armonizzazione e da molte similitudini, presentano anche differenze molto ampie riguardo il livello complessivo di imposizione, il peso delle singole imposte, la ripartizione della fiscalità e dei suoi proventi tra i diversi livelli di governo. In termini di pressione fiscale, l'Italia è fra i paesi con i valori più elevati, superata, tra i maggiori partner, solo dalla Francia. Nel 2015, il nostro paese si colloca poco al di sopra della media Ue per livello di spesa delle amministrazione pubblica, ma è ancora al di sotto dei principali paesi; tra questi, solo la Spagna spende meno dell’Italia.