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I gestori preferiscono il Vecchio Continente agli Usa
I livelli raggiunti dal mercato azionario statunitense cominciano a suscitare più di qualche perplessità tra gli investitori istituzionali. Scende il peso di Wall Street nei portafogli dei gestori
Le elevate quotazioni registrate dagli indici di New York e la probabilità di un rinvio della riforma fiscale continuano ad alimentare la rotazione dei portafogli verso le azioni dei listini europei. Stando ai dati elaborati da BofAML, i volumi della rotazione ne fanno la quinta più corposa tra quelle registrate sui mercati azionari mondiali dal 1999 ai nostri giorni.
Le ragioni a supporto di questo movimento sono due: l’83% dei gestori sostiene che i listini azioni Usa siano sopravvalutati (una percentuale record) rispetto alle valutazione nettamente più ragionevoli che è possibile trovare nel Vecchio Continente; in secondo luogo, la maggior parte del campione ipotizza che la strada è ancora lunga per Donal Trump e la riforma fiscale da lui abbozzata durante -e dopo- la campagna elettorale che lo ha portato alla Casa Bianca.
Stando ai risultati dell’ultima inchiesta mensile realizzata da Bank of America Merrill Lynch, l’assegnazione decisa dagli esperti intervistati alla Borsa della prima economia del pianeta non è stata così bassa da gennaio 2008. Il 20% dei money manager opta per una sottoponderazione di Wall Street e solo l’1% del campione esprime un giudizio overweight.
Il 48% dei gestori interpellati opta per una sovra ponderazione delle Borse europee (rispetto al 27% di marzo). Si tratta della percentuale più elevata degli ultimi quindici mesi. Nonostante le incertezze politiche legate alle tornate elettorali in calendario nei più importanti paesi dell’eurozona, esistono fattori che invitano all’ottimismo nel Vecchio Continente. Tra questi troviamo la presenza di valutazioni più convenienti, le aspettative per un graduale ma continuo rafforzamento dell’economia e le attese per un miglioramento degli utili aziendali.
Le valutazioni espresse dal campione sui singoli paesi europei evidenziano una chiara sovraponderazione per Germania, Francia, Svezia, Spagna e Paesi Bassi. Al contrario, Regno Unito, Italia e Svizzera sono considerate le meno promettenti. A livello settoriale, tecnologia, assicurazioni e banche sono al top delle preferenze; utilities e materie prime i meno promettenti. La sovraponderazione del settore finanziario è legata alle aspettative per potenziali cambiamenti della politica monetaria della Bce. Il 56% del campione prevede che Draghi alzerà i tassi sui depositi nel secondo trimestre 2018.
Anche nell’ipotesi di vittoria di Marine Le Pen –la candidata del Fronte Nazionale che aspira ad abbandonare l’eurozona- meno di un terzo dei gestori stima che l’indice Eurostoxx accuserebbe una perdita superiore al 10%. La Borsa di Parigi resta infatti quella più sovraponderata dai money manager per i prossimi dodici mesi.
Nonostante i giudizi positivi sulle azioni europee (e in parte anche su quelle dei listini emergenti), l’inchiesta evidenzia un arretramento dell’appetito per il rischio dopo il boom seguito alla vittoria di Trump. La quota di gestori che ritiene sopravvalutate le azioni a livello mondiale ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 17 anni.