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Ottovolante argentino

05/06/2017

Il mercato azionario argentino ha generalmente sottoperformato l’indice MSCI Emerging Markets negli ultimi 10 anni, tuttavia, nel 2016, l’indice Merval della Borsa di Buenos Aires è cresciuto bruscamente di oltre il 40%.

Nel 2001, l’Argentina è stata inadempiente sul suo debito estero per più di 90 miliardi di dollari statunitensi e, rifiutandosi di negoziare con i creditori, l’ex presidente argentino ha lasciato in sospeso la capacità del paese di accedere ai mercati obbligazionari. Nel 2016, a seguito dei rinnovati sforzi dell’amministrazione Macri per raggiungere un accordo, l’Argentina è riuscita a tornare sui mercati dei capitali con un’emissione obbligazionaria considerata uno straordinario successo. Nel gennaio 2017, il governo ha raccolto denaro attraverso vari strumenti di debito.

La crescita economica dell’Argentina è stata molto irregolare e volatile nel corso degli anni. Nell’ultimo decennio l’economia del paese ha infatti sperimentato quattro anni di contrazione: 2009, 2012, 2014 e 2016. Tuttavia, sono stati registrati anche alcuni rimbalzi, con una crescita del prodotto interno lordo (PIL) del 10% nel 2010 e del 2,5% nel 2015. Dopo la contrazione del 2016, quest’anno la crescita del PIL dovrebbe recuperare attestandosi al 2,7%.

Nel frattempo, nell’ultimo decennio l’inflazione ha registrato una tendenza al rialzo, scendendo sotto il 10% nel 2007-2009 per poi impennarsi al 40% circa nel 2016. L’ex presidente Cristina Fernández de Kirchner e la sua amministrazione sono stati accusati di aver alteratole statistiche sull’inflazione per nascondere l’effetto deleterio dei vasti programmi di spesa e l’incessante aumento del deficit fiscale che la banca centrale aveva finanziato stampando moneta. L’amministrazione ha attaccato l’Istituto Nazionale di Statistica, che riporta i dati dell’indice dei prezzi al consumo (IPC) ed ha licenziato gli statistici che presentavano dati ritenuti negativi o non incoraggianti.

Il presidente Mauricio Macri ha introdotto numerosi cambiamenti, tra cui l’abolizione dei controlli sui cambi sul peso argentino, riforme fiscali, revisione delle modalità di calcolo dei dati statistici sull’inflazione, nuove nomine alla banca centrale e, forse ancora più importante, l’accordo con i creditori esteri sulle sofferenze di vecchia data.

Secondo Mark Mobius, chairman Templeton EM Group, il primo anno del presidente Macri è stato generalmente segnato da misure decisive e perspicaci. Uno sviluppo particolarmente positivo è stata la legge sul condono fiscale. Recentemente, l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha rivisto al rialzo il rating a lungo termine del paese, encomiandolo per i progressi conseguiti nel correggere diversi squilibri macroeconomici, un aspetto incoraggiante.

Il gestore sottolinea che, dopo essersi insediata, la nuova amministrazione Macri ha normalizzato immediatamente l’Istituto di Statistica in modo da garantire all’Argentina uno strumento più affidabile per monitorare l’inflazione. Macri ha concesso autonomia totale alla banca centrale e l’autorità monetaria sta facendo progressi nel tenere sotto controllo l’inflazione.

Ridurre temporaneamente l’inflazione da livelli estremamente elevati è un compito relativamente più facile che portarla verso un più sostenibile tasso di incremento ad una cifra nel lungo termine. Questa è attualmente la principale sfida della banca centrale. Quest’anno l’inflazione dovrebbe decelerare al 22% circa, ma il governo ritiene che questa percentuale sia ancora troppo elevata.

Il nuovo governo ha inoltre avviato un programma di condono fiscale per agevolare gli argentini che avevano dichiarato le proprie attività offshore, ma non avevano pagato le relative imposte. A seguito del condono fiscale per tali partecipazioni estere, sono stati complessivamente dichiarati 116,800 milioni di dollari statunitensi, pari a circa il 20% del PIL dell’Argentina. Le attività totali dichiarate erano costituite per il 17% (USD 20,5 miliardi) da immobili, per il 29% (USD 33,6 miliardi) da conti finanziari, per il 29% (USD 55,9 miliardi) da investimenti e per il 6% (USD 6,8 miliardi) da altro. Delle attività dichiarate, l’80% era detenuto all’estero ed il 20% nel paese. La riscossione delle imposte legata al condono fiscale è stata pari all’1,8% del PIL. Il money manager ritiene che questo sia uno sviluppo molto incoraggiante, in quanto si aspetta che gli investitori locali potrebbero destinare gran parte dei loro asset rimpatriati attualmente a titoli locali, imprimendo una forte spinta all’economia argentina.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

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