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Mercati emergenti: l’effetto del ritorno di Trump
Le politiche di Trump potrebbero frenare il commercio globale e influenzare il dollaro. Sebbene le misure economiche interne sembrino sostenere inizialmente il dollaro, le tensioni commerciali potrebbero avere effetti di lungo periodo, influenzando negativamente le valute più stabili, come l'euro.
L’attività sui mercati emergenti è tornata sotto i riflettori con la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali degli Usa. La loro reazione è stata in linea con quanto ampiamente previsto dagli analisti, con la riduzione degli spread creditizi che hanno compensato buona parte della debolezza dei tassi statunitensi. In particolare, l'Argentina e l'Ucraina hanno messo a segno notevoli performance, in relazione alle politiche della neo Amministrazione Usa rispetto al Paese Sudamericano e all’obiettivo del tycoon di porre fine alla guerra Russia-Ucraina. L’attenzione dei mercati locali, dopo l’incertezza che ha preceduto le elezioni Usa, è tornata a concentrarsi sulla solidità del dollaro statunitense, la cui volatilità potrebbe influenzare la domanda di nuove emissioni e, di riflesso, potrebbe creare opportunità nel credito privato.
Occhio al movimento del dollaro
In prospettiva, secondo Polina Kurdyavko, head di BlueBay EM Debt, di RBC BlueBay, il movimento del dollaro dipenderà probabilmente dall'approccio iniziale della squadra di Trump. Le sue politiche protezionistiche (dazi), potrebbero frenare il commercio globale, in particolare se i principali partner Usa dovessero rispondere con analoghe misure. Tuttavia, l'agenda della sua Amministrazione, che punta su deregulation, crescita e riduzione delle imposte, sosterrà inizialmente la forza del dollaro. Sebbene alcuni Paesi possano tollerare una certa debolezza nelle loro valute, le monete con minore volatilità, come l'euro, potrebbero essere piuttosto vulnerabili al deprezzamento, soprattutto se la Bce dovesse decidere di tagliare i tassi in modo più deciso, considerata l'incertezza sulle prospettive di crescita legata ai dazi.
Tassi di mercato sempre alti
Uno sguardo al debito dei Paesi emergenti rivela che i tassi di mercato continueranno a sovraperformare, con buone prospettive per l'America Latina e l'Europa centrale, mentre la stessa esperta ha una visione più cauta per l'Asia, a causa di sfide come la bassa crescita della Cina. Luci e ombre invece interessano il mercato della commodity, oggetto di diverse valutazioni che dipendono dall’andamento della congiuntura cinese e, ancora una volta, da quello che farà l’Amministrazione Trump, soprattutto per le politiche energetiche e i loro possibili effetti sui prezzi del petrolio e dei metalli industriali. Ecco perché, sottolinea Kurdyavko, in generale la politica estera di Trump, specialmente nei confronti della Cina e del Medio Oriente, potrebbe creare volatilità, ma anche opportunità se i conflitti si risolvessero.
Tassi di default rimarranno bassi
I mercati in valute forti mostrano una buona resistenza. I bassi default aiutano a mantenere stabilità, mentre i rendimenti ancora elevati offrono protezione. L’esperta prevede che gli spread continueranno a essere influenzati dalle attese sui default, che nel 2025 dovrebbero rimanere bassi, intorno allo zero per i titoli sovrani e al 2,7% per quelli corporate. Questi tassi sono inferiori rispetto ai mercati sviluppati, dove i tassi di default per i bond high yield europei e Usa sono attesi attorno al 3%. Nei prossimi mesi l'incertezza politica e possibili eventi imprevisti potrebbero causare fluttuazioni sui mercati più liquidi, rendendo meno sicura la domanda di nuove emissioni delle aziende dei Paesi emergenti. Questo potrebbe creare opportunità nei prestiti e nel mercato illiquido, dove aziende solide ricorrono al credito privato per finanziare esigenze a breve termine o importi ridotti.
Le valute emergenti a rischio pressioni
Le valute emergenti potrebbero invece essere destinate a subire un’ampia pressione perché, a causa delle politiche economiche e fiscali ‘‘promesse’’ da Trump, i tassi d’interesse statunitensi con tutta probabilità rimarranno elevati più a lungo. Ecco perché, ammette l’esperta, per quanto riguarda i tassi di cambio è preferibile una selezione mirata. Occorre una precisazione: se le politiche di Trump favorissero la deregolamentazione e i tagli fiscali, le valute emergenti più volatili potrebbero sovraperformare rispetto a quelle più stabili come l’euro. Avverrà il contrario se Washington si concentrerà più sui dazi. Ancora un dettaglio: l’aumento dei dazi sull’export della Cina potrebbe però spingere il Paese ad adottare politiche di stimolo, che potrebbero essere positive per altri mercati asiatici legati alla domanda cinese.