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Aspettando il rimbalzo del petrolio
A prima vista il mercato del greggio sembra peggiorare quotidianamente. Attualmente le scommesse al ribasso sul barile di Brent, quello di riferimento per il mercato europeo, hanno raggiunto livelli non visti negli ultimi sei anni.
Tuttavia, un numero crescente di esperti crede che questa situazione stia anticipando l’arrivo di un pesante rimbalzo delle quotazioni.
La ragione a supporto di tale ipotesi sarebbe l’approssimarsi della scadenza di posizioni short: gli operatori che hanno venduto contratti per trarre beneficio dalle cadute, sono costretti a ricomprarli per ottenere benefici o per ridurre le perdite nel caso in cui siano entrati nel mercato troppo tardi.
Stando ai numeri, le posizioni short nelle mani degli speculatori sul Brent hanno raggiunto i 169 mln di barili la settimana scorsa, il livello massimo dal 2011. Il mercato del petrolio si è trasformato in un campo di scommesse al ribasso a causa dell’eccesso di offerta di petrolio e all’inattesa risalita delle scorte statunitensi, due fattori che hanno condizionato pesantemente il sentiment degli investitori.
Nel corso delle settimane precedenti, anche alcuni indicatori tecnici hanno offerto delle indicazioni ribassiste, con il Brent che ha toccato i 44,35 usd mercoledì scorso, il livello minimo registrato da metà novembre. A partire da allora le quotazioni hanno fatto segnare un lieve recupero, suggerendo che il crollo si era spinto forse troppo in basso. Oppure, come sostengono i traders del mercato petrolifero, si era verificata una situazione di eccesso di vendita del barile.
In assenza di cambiamenti intervenuti nei fondamentali del mercato, gli investitori e gli analisti credono che la probabilità di un rimbalzo dei futures sia sensibilmente aumentata. Ieri il barile di Brent quotava in area 46,8 usd. Nonostante il quadro di mercato appena descritto, raramente i rimbalzi sono stati drammatici, di rado hanno una durata lunga e i fondamentali, offerta e domanda, finiscono per riprendere il sopravvento.
Nel breve termine, a dispetto dell’importanza dei fondamentali, il mercato del petrolio è sempre più guidato dai CTA (Commodity Trading Advisors) che assumono decisioni sulla base, quasi esclusivamente, di indicatori tecnici. Questi investitori istituzionali hanno accumulato grandi volumi di posizioni corte nelle ultime settimane. Nell’ipotesi in cui comincino a invertire tali posizioni, potrebbero provocare un rally a breve termine.
Non sarebbe la prima volta che accade. Il mercato ha già vissuto una situazione analoga nel corso del 2016. Le scommesse ribassiste sul petrolio si sono impennate prima che l’Opec e altri paesi produttori si accordassero per un taglio della produzione (arrivato a novembre 2016). In quell’occasione, gli speculatori furono costretti a disfarsi delle posizioni accumulate, tagliando l’equivalente di 114 mln di barili in un solo mese. Le quotazioni subirono nello stesso periodo un’impennata di 12 usd.
Attualmente, gli indicatori tecnici e la debolezza dei fondamentali si sono combinati per dare vita all’ascesa dei ribassisti. Le posizioni corte sono cresciute dopo che le riserve statunitensi hanno registrato un’ulteriore aumento a inizio giugno. Il mercato sembra intenzionato a diventare sempre più ribassista, il rally potrebbe durare molto poco e, a meno che non intervengano seri cambiamenti sui fondamentali- aprire nuovi scenari favorevoli alle posizioni che puntano su ulteriori ribassi.