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Ridurre le scadenze sui Treasury
I rendimenti dei titoli di stato statunitensi a tre anni sono raddoppiati lo scorso anno, mentre il rendimento dei decennali è salito di mezzo punto percentuale dalle elezioni presidenziali
L’aumento dei tassi rispecchia il miglioramento delle aspettative economiche. Sebbene i cambiamenti di politica possano giustificare un certo ottimismo, la crescita dovrebbe mantenersi piuttosto lenta. Questo, insieme ai rendimenti relativamente meno interessanti negli altri mercati sviluppati, dovrebbe tenere in parte sotto controllo l’aumento dei rendimenti Usa. La curva dei tassi Usa infatti prezza al momento poco più di un rialzo dei tassi all’anno per i prossimi tre anni e un picco dei Fed Funds poco superiore al 2%. Ciò risulta decisamente inferiore alle previsioni della stessa Fed (che invece prevede un picco intorno al 3%) pertanto i rischi appaiono sbilanciati in maniera significativa verso un salita dei rendimenti maggiore di quello che è attualmente incorporato dalle attese sui tassi.
Le aspettative di politica derivanti dall’esito delle elezioni Usa insieme al miglioramento delle economie all’estero hanno contribuito alle aspettative di crescita, favorendo il rialzo dei rendimenti. Nonostante il contesto, per i tassi si preannuncia una strada in salita. I cambiamenti di politica potrebbero rivelarsi più modesti dello scenario più ottimistico del mercato e richiedere più tempo per concretizzarsi. Anche la Fed mantiene grande prudenza nella sua mossa di stretta, dal momento che un pesante shock globale potrebbe far deragliare il piano previsto.
Se a ciò si aggiunge la forte domanda di obbligazioni da parte degli investitori globali e nazionali, i redimenti potrebbero mantenersi in un intervallo relativamente basso. Tuttavia, anche se i tassi salissero più di quanto indichino questi fattori, i fondi obbligazionari potrebbero assorbire i relativi cali dei prezzi, purché il rialzo sia graduale. Inoltre, una compensazione rispetto ai rendimenti superiori può contribuire a prevenire le perdite nel reddito fisso.
I Treasury americani, in considerazione dell’attuale quadro macroeconomico, caratterizzato da uno scenario di crescita piuttosto robusto e da una Fed impegnata in un’azione di graduale rialzo dei tassi, non appaiono particolarmente favoriti da molti gestori. Queste considerazioni inducono molti esperti a privilegiare un’esposizione moderata in termini di duration sulla curva americana.
Per quanto riguarda il segmento lungo della curva, i rendimenti sono rimasti bassi a causa dell’assenza di chiare manifestazioni di pressioni inflazionistiche. In particolare, c’è stata una strana assenza di pressioni salariali, nonostante il mercato del lavoro piuttosto serrato, aumentando la possibilità che il tasso di disoccupazione associato alla crescente inflazione sia inferiore a quanto pensato in precedenza. Anche i prezzi delle materie prime non indicano un esaurimento delle capacità disponibili.
Le difficoltà dell’amministrazione statunitense a spingere per l’approvazione di provvedimenti nel Congresso hanno portato gli investitori a pensare che la crescita non riceverà alcuna spinta dallo stimolo fiscale, come invece potevano aspettarsi a inizio anno.
A favore della tenuta dei treasury a breve termine gioca la loro capacità di proteggere gli investitori in caso di un improvviso evento risk-off. Tuttavia, è importante riflettere sulla modalità con la quale tale evenienza potrebbe verificarsi: se gli Stati Uniti si trovassero al centro dell’evento, i treasury potrebbero non essere in grado di svolgere il loro tradizionale ruolo di copertura.