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Cina e Russia minacciano le divise digitali
Il Bitcoin ha accusato una perdita vicina al 9% in sole tre sedute. Pechino pianifica la chiusura del principali siti produttivi e Mosca vuole regolamentare gli scambi per combattere le frodi.
Bitcoin e ether, le due divise digitali più rilevanti del momento, hanno subito dei sensibili contraccolpi negli ultimi giorni a causa degli annunci fatti dalle autorità di alcuni gradi paesi. L’intenzione dichiarata è quella di introdurre misure tese alla limitazione degli scambi denominati in tali divise. Dinanzi a questa minaccia, il bitcoin ha perso il 9% in soli tre giorni e l’ether ha lasciato sul terreno oltre il 12%.
Una delle incertezze più sottolineate delle cripto divise risiede nell’assenza di una qualche forma di legittimazione da parte di qualche governo o istituzione monetaria. Questo dato assume un’importanza significativa perché si traduce nell’assenza di un emittente di riferimento a livello internazionale, nella conseguente assenza di una quotazione ufficiale sui mercati regolamentati e, infine, nel totale isolamento da quelle che sono le dinamiche che regolano l’economia mondiale.
Secondo quanto pubblicato dall’agenzia Bloomberg, il governo di Pechino sta pianificando di proibire e chiudere in tempi brevi il mercato delle cripto divise. La Cina è uno dei principali players di questo mercato (la più grande ‘miniera’ –così sono indicati i maggiori siti di produzione dei bitcoin- si trova nella regione rurale del Sichuan).
Dall’agenzia Reuters è pervenuta una conferma che fonti vicine a una commissione di legislatori cinesi dedita alla supervisione delle attività finanziarie di questo tipo, starebbe pianificando la chiusura delle ‘miniere’ più importanti del paese.
Il volume delle operazioni sembra essere destinato a subire un drastico ridimensionamento. L’idea è quella di lasciare ampi margini di manovra agli utenti che già scambiano le cripto divise e limitare l’ingresso di nuovi utenti. La misura è tesa a frenare la creazione di bolle speculative di dimensioni tali da mettere in pericolo il sistema finanziario domestico.
Tuttavia, alcune fonti sostengono che le limitazioni interesseranno solo i mercati ufficiali delle divise e non coinvolgeranno gli scambi over the counter (quelli realizzati sui mercati non ufficiali e che si materializzano nello scambio diretto tra due parti). Gli scambi over the counter si associano ad un rischio più elevato per le parti coinvolte perché non esiste una camera di compensazione.
Venerdì prossimo si conosceranno anche le dichiarazioni del Ministro delle Finanze russo, Anton Siluanov, che ha recentemente sottolineato la necessità di regolamentare questo mercato. Siluanov ha sostenuto che il governo russo non considera le cripto divise un mezzo di scambio o pagamento reale. Il governo russo ritiene che non abbia senso proibirle ma che vi sia la necessità di regolamentarle. Entro la fine dell’anno, l’equipe del ministro metterà a punto la legge che ne regolamenterà la produzione e gli scambi. Le prime ipotesi sul nuovo quadro normativo russo indicano la creazione di un registro obbligatorio per tutti gli operatori in cripto divise.
Ieri il bitcoin veniva scambiato a 4.160 usd (lontano dai 4.600 usd della settimana scorsa). L’ether veniva scambiato a 290 usd. Stando all’opinione di numerosi esperti, il comportamento delle cripto divise riunisce tutti gli aspetti di una bolla classica. Attualmente il bitcoin ha raggiunto una quotazione pari a tre volte quella dell’oncia di metallo giallo.