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I rischi del referendum per il rating spagnolo
L’agenzia di valutazione del rischio di credito Moody’s ha comuncato la settimana scorsa che il processo indipendentista della Catalogna potrebbe essere in grado di produrre degli effetti negativi sulla solvibilità dello Stato spagnolo e della regione catalana.
Tuttavia, nonostante le sempre più accentuate tensioni tra il Governo centrale di Madrid e quello regionale di Barcellona, l’agenzia di rating è convinta che l’attuale scenario non dovrebbe essere così deleterio da innescare una secessione.
Secondo il team di Moody’s, una soluzione duratura del contrasto passerebbe dalla concessione di un maggiore livello di indipendenza fiscale alla Catalogna e dall’attuazione di una riforma del sistema di finanziamento erogato agli enti territoriali attualmente adottato all’interno del paese iberico.
Nel caso di vittoria degli indipendentisti catalani, la Spagna perderebbe una regione con un Pil pro-capite nettamente superiore a quello medio nazionale, nel cui territorio vive il 16% della popolazione spagnola. Il distacco si tradurrebbe in un taglio del Pil del 19% e indebolirebbe la solidità conquistata dallo Stato centrale negli ultimi due decenni.
L’ipotetico distacco avrebbe conseguenze negative anche sull’economia catalana: dal 2012, il Governo regionale ha ricevuto 68.000 mln di euro dal Governo centrale, in particolare attraverso il ricorso al ‘Fondo de Liquidez Autonomico (FLA). Questo ammontare è pari al 70% del debito complessivamente emesso dalla regione. Secondo il team di Moody’s, il livello di affidabilità creditizia della regione potrebbe subire contraccolpi negativi se le tensioni politiche dovessero subire un ulteriore intensificazione, innescando dubbi sulla volontà del Governo centrale di fornire il suo supporto al debito regionale attraverso l’FLA.
Le ipotesi prese in considerazione da Moody’s non contemplano la secessione in virtù della ferma opposizione del Governo centrale a tale ipotesi, degli strumenti normativi a disposizione dello Stato per frenare la deriva secessionista e del supporto delle diverse inchieste sul voto che confermerebbero la supremazia del ‘no’. Anche nell’ipotesi in cui la scommessa degli independentisti si rivelasse loro favorevole, l’assenza di una legislazione a supporto della decisione e l’assenza di un quorum minimo per la validità del referendum, renderebbero l’esito assoggettabile al giudizio di legittimità.
In tutti i casi, lo scenario più scontato include che le relazioni politica tra il governo centrale spagnolo e le autorità catalane si manterranno molto tese nei prossimi mesi. Secondo Moody’s, questo potrebbe rendere più complicato il raggiungimento di un compromesso che risponda con soddisfazioen al desiderio dei capalani di beneficiare di una più ampia autonomia fiscale. Nonostante ciò, Moody’s crede che le pressioni inipendentiste potrebbero sfociare in un decentramento regionale più intenso.
Le valutazioni fatte da Moody’s seguono le orme di quelle pubblicate dall’agenzia Fitch venerdì 8 settembre. Anche l’agenzia Fitch ritiene poco verosimile l’indipendenza della Catalogna. Secondo Fitch, la normalizzazione delle tensioni determinerà un miglioramento del livello di affidabilità creditizia catalano (che attualmente è a livello BB, a due gradini dal livello investment grade.