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Il Giappone alle urne

20/10/2017

Forte del miglioramento nei sondaggi e della mancanza di coesione nei partiti dell’opposizione, il 25 settembre Shinzo Abe ha deciso di indire elezioni anticipate. L’annuncio ha innescato un rapido cambiamento del quadro politico

Alla luce dei recenti avvenimenti, la maggioranza attuale dovrebbe essere riconfermata e ciò dovrebbe consentire a Shinzo Abe di proseguire con le riforme strutturali attuate da quattro anni a questa parte

Per il Giappone nel suo complesso, vanno tenute in considerazione due importanti implicazioni. La prima è che se Abe dovesse davvero uscirne con un mandato rafforzato, ciò sarebbe positivo per le società del settore della difesa e quello dell’istruzione, che beneficerebbero di un aumento della spesa. In secondo luogo, queste misure hanno poco, se non nulla, da offrire per un miglioramento del potenziale di crescita di lungo termine del Giappone o per aiutare il Paese a raggiungere il 2% di inflazione.

Per come stanno le cose, l’economia giapponese sta crescendo a tassi che stanno battendo le stime del consensus. L’assenza di inflazione sta a significare che le politiche non cambieranno nel breve periodo per allineare il Paese con le politiche di bilancio della Federal Reserve e probabilmente della Banca centrale europea.

Secondo Yasunori Iwanaga di Amundi,  il mercato sembra interessante se confrontato con quello di Stati Uniti e Europa. La crescita dei profitti societari anno su anno dovrebbe raggiungere un valore elevato a doppia cifra nel 2017 poiché la ripresa ciclica globale dovrebbe continuare. Nel 2018, il Pil del Giappone dovrebbe crescere a un tasso dell’1,1% in termini reali, sostenuto dal contributo della domanda nel settore privato.

Il mercato ha reagito alla prospettiva positivamente nell’attesa di vedere stimoli fiscali – il governo ha annunciato che rivedrà il piano di riforma fiscale per investire di più in educazione e sviluppo delle risorse umane, posticipando l’obiettivo di raggiungere un surplus nel bilancio primario entro il 2020. Sul piano geopolitico, tuttavia, la situazione nella penisola coreana resta preoccupante. Nonostante le sanzioni delle Nazioni Unite porteranno ad alleviare un po’ la tensione nel medio termine, il sentiment del mercato potrebbe peggiorare se la Corea del Nord continuerà la politica del rischio calcolato con il lancio di missili.

A livello di stile di gestione, il team di Amundi preferisce titoli di qualità e value. Il gestore esprime cautela sulle società di piccola e media capitalizzazione avendo osservato una forte rotazione dai titoli di grande capitalizzazione. A livello settoriale, siamo positivi su tecnologia e consumi discrezionali e più cauti sul segmento delle materie prime.

Secondo il team di Pictet, il Giappone e l’Eurozona presentano le prospettive più interessanti sui listini azionari. Il mercato azionario giapponese è uno dei più convenienti in base ai modelli utilizzati dal team.

Le borse nipponica ed europee dovrebbero beneficiare di un probabile apprezzamento del dollaro USA che renderebbe più competitive le merci di Europa e Giappone e sosterrebbe gli utili esteri degli esportatori. Anche il sentiment gioca un ruolo importante: chi investe in azioni giapponesi di solito è molto sensibile alle variazioni del tasso di cambio yen/dollaro. Storicamente la performance relativa dell’azionario nipponico è stata più influenzata dalle fluttuazioni della valuta rispetto alle altre principali piazze globali: un apprezzamento del 10% del dollaro vs yen si traduce in una sovraperformance del 20% delle azioni giapponesi in valuta locale. Per gli investitori con un portafoglio diversificato, pertanto, l’allocazione a questi mercati può fungere da copertura contro il potenziale vigore del dollaro.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

nikkei yen dollaro abe
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