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Il Giappone è già pronto per le sfide del 2018
Il Giappone ha registrato una crescita ragionevole nel terzo trimestre, con un forte incremento di esportazioni e di scorte. La crescita del Pil del 2017 sarà dell’1,5% (precedente: + 1,4%)
Le aziende beneficeranno dell’espansione economica globale. Gli investimenti delle imprese acquisteranno slancio grazie a un livello storico degli utili societari elevato. È un circolo virtuoso di esportazioni significative, profitti più alti e investimenti in conto capitale. Nel frattempo, il miglioramento della produttività resta un tema dominante per l’economia in cui si registra una diminuzione della forza lavoro attiva.
Il contesto macroeconomico è discreto, mentre la liquidità rimane abbondante. Per ora questo non ha portato a un’inflazione sostenuta, ma il livello di saturazione del mercato del lavoro dovrebbe presto o tardi spingere in alto l’inflazione. Quest’anno l’interesse estero è stato moderato, il mercato è stato guidato dagli investitori locali, inclusa la BoJ. Un eventuale ritorno degli investitori esteri porterebbe un’ulteriore spinta al mercato. Il Giappone è in testa alla regione in termini di crescita e revisioni degli utili e i risultati del primo semestre non hanno deluso. La schiacciante vittoria del primo ministro Abe nelle elezioni per la Camera Bassa ha assicurato continuità alle riforme politiche e conserviamo pertanto un outlook ottimistico per il mercato azionario giapponese.
Recentemente gli utili societari giapponesi sono saliti in misura superiore al Pil, favoriti dal deprezzamento dello yen. In considerazione del cash flow positivo generato dal settore societario, gli esperti rintegono che le aziende abbiano margine per incrementare le spese in conto capitale e le distribuzioni di dividendi. Al contempo, il mercato del lavoro giapponese ha registrato tensioni crescenti. Le maggiori tensioni delle condizioni di lavoro potrebbero contribuire a sostenere i redditi e a determinare un incremento di consumi.
La vittoria di Abe potrebbe portare ad altri quattro anni di politiche favorevoli alla crescita e alla possibilità di un secondo mandato per l’ultra-accomodante Governatore della Bank of Japan (BoJ), Haruhiko Kuroda.
Ciò detto, il Giappone ha fatto notevole affidamento su un massiccio allentamento monetario, sul bilancio della banca centrale e sugli acquisti di asset da parte di questa, nonché su una politica complessiva di inflazione dei prezzi degli asset. La BoJ detiene ora due quinti del debito sovrano del Paese e due terzi del mercato Etf interno.
Questi acquisti hanno rappresentato una colonna portante del supporto per le azioni giapponesi e mantenuto un tasso di cambio piuttosto favorevole ma aumentano i rischi di minore liquidità e di una maggiore volatilità nel prossimo futuro.
Guardando al 2018, gli analisti stimano che i driver della crescita – molti dei quali presentano una natura strutturale – saranno ancora presenti. Infatti, l’Ocse ha rivisto al rialzo le stime sulla crescita economica reale del Giappone, nello specifico all’1,2% per il 2018, lo 0,2% in più rispetto alle precedenti previsioni di giugno.
Le aziende hanno gradualmente fatto investimenti per la sostituzione della manodopera. Il primo ministro Abe ha esortato le aziende a consentire una crescita dei salari del 3% l’anno prossimo, mentre Ldp, il partito al governo, sta prendendo in considerazione anche un programma di incentivi fiscali. La risposta delle aziende resta da vedere. Per quanto riguarda le politiche monetarie e fiscali, un aumento del deflatore del Pil trimestre su trimestre per la prima volta in sei trimestri darà un po’ di sollievo alla BoJ. È probabile che la Banca manterrà la propria politica accomodante, prevedendo che sia le aspettative di inflazione sia i prezzi al dettaglio (e, si spera, anche i salari) accelerino.