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La BCE potrebbe muoversi prima del previsto
Il fattore principale che la trattiene è l’inflazione ancora troppo bassa. Tuttavia, in passato si è già verificato un rialzo dei tassi in presenza di un’inflazione di livello analogo a quello attuale.
Nell’ultima edizione del World Economic Outlook, il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo dal 3,7% al 3,9% le proiezioni sulla crescita dell’economia mondiale per il 2018, principalmente per effetto dell’ottimo andamento di Europa e Giappone. Grazie al contesto positivo alcune Banche Centrali internazionali, tra cui la Fed, la Banca d’Inghilterra e la Banca del Canada, stanno abbandonando le politiche ultra espansive e iniziano ad alzare i tassi d’interesse. Quale sarà la prossima a intervenire? Secondo il team di JP Morgan AM, la Bce sembrerebbe la candidata più probabile a giudicare dalla vitalità dell’economia della regione, che questa settimana è stata ufficialmente riconosciuta dalle agenzie di rating con la promozione di Spagna e Grecia. Le condizioni finanziarie dell’Eurozona sono rimaste espansive malgrado il rafforzamento dell’Euro e, ora che le altre maggiori Banche Centrali globali iniziano ad aumentare i tassi di riferimento, la Bce rischia di rimanere indietro.
Malgrado la robusta crescita dell’Area Euro, il mercato sconta un rialzo iniziale dei tassi di soli dieci punti base (pb) da parte della Bce entro marzo 2019 e un’altra stretta da 10 pb entro giugno dello stesso anno. JP Morgan AM ritiene però che l’Eurotower potrebbe muoversi anche prima: i rendimenti dei titoli di Stato, infatti, stanno cominciando ad adeguarsi alla nuova realtà, come dimostra il progresso di 17 pb allo 0,59% segnato dal tasso del Bund tedesco da inizio anno. Ad ogni modo, per il momento i rendimenti della maggior parte delle obbligazioni governative dell’Eurozona continuano a essere poco allettanti, e infatti circa il 32% del mercato è ancora in territorio negativo.
ll quadro tecnico delle obbligazioni governative dell’Area Euro è eterogeneo. L’offerta relativamente abbondante di questo mese è stata ben assorbita dal mercato. Ad esempio, l’emissione di dieci miliardi di Euro di titoli decennali della Spagna ha raccolto oltre 43 miliardi di Euro, a riprova dell’elevata fiducia degli investitori nei confronti dell’economia del Paese. D’altro canto, il programma di acquisti di obbligazioni della Bce, uno dei principali fattori tecnici a sostegno dei titoli di Stato dell’Eurozona, è in via di esaurimento.
A partire da questo mese gli acquisti mensili complessivi verranno infatti dimezzati da 60 a 30 miliardi di Euro, e sinora a farne le spese sono state principalmente le obbligazioni governative anziché quelle societarie o i covered bond.
Cosa significa per gli investitori obbligazionari?
Il team di Jp Morgan prevede che nel 2018 le condizioni di mercato si manterranno positive grazie alla crescita robusta e all’inflazione contenuta. Tuttavia, le Banche Centrali globali stanno gradualmente abbandonando le politiche espansive e non riteniamo che la Bce farà eccezione. Secondo il team, prima o poi dovrà modificare il suo orientamento di politica monetaria e alzare i tassi, probabilmente prima di quanto i mercati si attendano. Le obbligazioni a basso rendimento dei governi dell’Eurozona non rappresentano un investimento interessante in questo contesto, a causa della scarsa protezione offerta contro gli aumenti dei tassi d’interesse. I gestori della casa d’investimento continuano pertanto a preferire gli strumenti con rendimenti più elevati, come ad esempio le obbligazioni societarie High Yield statunitensi ed europee e i titoli di Stato dei Mercati Emergenti, in virtù della maggiore protezione contro i rialzi dei tassi e della minore sensibilità all’aumento dei rendimenti governativi.