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Strategie contro l’euro forte
Abbiamo già visto che l'improvvisa debolezza del dollaro non è una questione da poco per gli investitori sui mercati finanziari, con il super-euro che per il momento sembra avere ripreso una correlazione negativa rispetto all'andamento dell'azionario continentale. La volatilità del Forex rappresenta uno dei maggiori elementi di rischio sui mercati oggi, riunendo in sé diverse tensioni che vanno a convergere sulle più importanti divise. Per un investitore azionario liberarsi di questa fonte di instabilità è tutt'altro che semplice.
Per prima cosa consideriamo il caso di un investitore in equity del Vecchio continente: a parte la ripresa della periferia europea, la forza della moneta unica sta portando proprio in questi giorni a performance non entusiasmanti un po' in tutti i paesi core. È difficile stabilire se sia colpa del super-euro, certo è che la coincidenza dà da pensare.
Per compensare il minore rendimento azionario, una soluzione potrebbe essere di affiancare anche alcune scommesse sul Forex contro il biglietto verde. In sé non ci sarebbe nulla di sbagliato, se non che però si introdurrebbe nell’allocazione una fonte di rischio difficilmente controllabile e che comunque andrebbe ad alterare notevolmente le caratteristiche quantitative dell’investimento complessivo: il pericolo serio, infatti, è avere come fonte principale di rendimento nel portafoglio il mercato dei cambi, fatto che raramente è consigliabile.
Chi garantisce che un domani l'euro non torni a indebolirsi e magari si spezzi anche la correlazione oggi osservata? È uno scenario in cui appunto si andrebbe a farsi male, sia sul fronte valutario, sia su quello azionario. In effetti ciò è quanto di solito si verifica nelle fasi di crisi planetaria, anche se attualmente di sicuro ciò non costituisce un problema all'ordine del giorno: un portafoglio così tarato però avrebbe caratteristiche fortemente risk-on che forse potrebbero lasciare inquieto più di un investitore in una fase così avanzata del ciclo.
Un'alternativa possibile è continuare a sovrappesare il più brillante dei mercati equity del mondo sviluppato, ossia gli Usa. In particolare si potrebbe proseguire ad acquistare i titoli di maggiore momentum in Usa, proteggendosi anche in questo caso dalle oscillazioni valutarie sfavorevoli al dollaro. Al di là del fatto che anche in questo caso la correlazione potrebbe rivelarsi spuria e potremmo trovarci con borse in calo e un dollaro forte, forse si potrebbe in questo caso contare sul fatto che comunque nei momenti di crisi Wall Street perde meno degli altri.
Infine una soluzione potrebbe essere spostarsi sull'equity emergente, di nuovo in questo 2018 piuttosto brillante e con, in generale, divise in crescita contro il dollaro, anche se in misura minore rispetto all'euro. In generale però quel poco che si va a perdere sul cambio per il momento viene più che compensato dalle performance azionarie. Come si può notare, però, tutte le soluzioni proposte portano a scenari molto diversi dalla tesi basata sul fare soldi semplicemente investendo soldi sulle aziende dell'Eurozona, sfruttando la ripresa locale. A meno che non si voglia puntare moltissimo sulla periferia del Vecchio continente, il che comunque non è certo un'opzione priva di rischi specifici.
In definitiva sembra emergere un problema: l'Europa, a livello di mercati finanziari, fa molta fatica a gestire l'euro forte: nei prossimi mesi si vedrà se gli investitori debbano aspettarsi anche un significativo impatto sull'economia reale.