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Selezione etica alla norvegese
Il Fondo sovrano della Norvegia, il più grandi sovereign fund del pianeta in termini di asset under management, stila da alcuni anni una lista di titoli di società che non rispettano i principali criteri etici.
Una black list che si allunga di anno in anno e che rappresenta un ostacolo insormontabile da superare per un nutrito gruppo di imprese che stanno cercando di entrare a far parte del portafoglio d’investimento del Fondo pensionistico del Governo norvegese, dotato di un patrimonio vicino ai 900.000 mln di euro.
Nell’ultima revisione realizzata dal team, la Norges Bank (che si occupa della gestione del fondo) ha deciso di escludere altre società dal raggio d’azione dei potenziali acquisti. Il contrattista militare BAE Systems –con una capitalizzazione di mercato di 18.840 mln di dollari Usa-, Aecom, Fluor e Huntington Ingalss Industries sono state escluse a causa del loro coinvolgimento diretto nella fabbricazione di armi nucleari. Lo stesso giudizio continua a pesare sui titoli della Honeywell International. Tra le grandi escluse del settore nucleare troviamo Lockheed Martin, Safran, Airbus -e il suo braccio finanziario- e Boeing.
Altre quattro grandi corporate incluse nella balck list sono Evergreen Marine (Taiwán), Korea Line, Precious Shipping e Thoresen Thai Agencies. In questo caso la ragione dell’esclusione risiede nei danni provocati all’ambiente e la sistematica violazione dei diritti umani. Quest’ultima violazione è alla base dell’inclusione nella lista della società polacca Atal. Norges Bank spiega le sue decisioni sulla base delle raccomandazioni diffuse dal suo consiglio etico e sottolinea che prima di adottare un veto studia altre misure, incluso l’esercizio dei suoi diritti nel capitale della società oggetto di analisi.
Un altro segmento di attività entrato a far parte della black list è quello dei produttori di carbone o di energia basata sull’utilizzo del carbone. Il veto si estende anche alle obbligazioni emesse dalle filiali di queste aziende, fatta eccezione per i green bond o i bond legati allo sviluppo delle energie rinnovabili.
La black list di Norges Bank ospita anche un nutrito gruppo di aziende specializzate nella trasformazione del tabacco: Gruppo Carso –del miliardario messicano Carlos Slim- Imperial Tobacco, il colosso Philip Morris e Altria.
Tra i colossi del mercato azionario Usa inclusi nella lista troviamo il gigante della distribuzione Wal Mart a causa della violazione continua dei diritti umani. Lo stesso discorso vale per la britannica Rio Tinto.
Il fondo sovrano norvegese non è l’unico ad adottare criteri etici molto stringenti. Il fondo pensione nipponico, un gigante con un patrimonio di 1,2 mld di euro, ha deciso di applicare alla selezione dei titoli da includere in portafogli i criteri dell’investimento socialmente responsabile.
Lo scorso giugno, il fondo pensione svedese ha comunicato di aver venduto tutte le azioni delle seguenti società per aver violato gli accordi sul clima raggiunti a Parigi: ExxonMobil, Gazprom, TransCanada, Westar, Entergy e Southern. Alcune di queste società sono state accusate di aver esercitato forti pressioni sul governo degli Stati Uniti affinché votasse contro gli accordi di Parigi, che si propongono combattere il cambiamento climatico in corso. In altri casi, l’esclusione si deve al mancato disimpegno nell’attività di ricerca di nuovi giacimenti petroliferi nell’Artico.