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Pochi rischi all’orizzonte nel post voto
I team di Janus Henderson e Lemanik credono che i rischi intorno alle elezioni italiane si siano dissipati in modo significativo, in seguito alle conferme che la permanenza e il protagonismo dell'Italia nell'Eurozona non è messa in discussione dal voto
Il Movimento Cinque Stelle è apparso in testa agli ultimi sondaggi, e sebbene la possibilità che il partito riesca ad ottenere la maggioranza sia remota, c’è il rischio che un partito euroscettico finisca per rivestire un ruolo chiave nella politica italiana. Qualora questa eventualità si concretizzasse, la sopravvivenza dell’unione monetaria nel lungo termine verrebbe ancora una volta messa in discussione.
Lo scenario attuale presuppone due rischi principali: da un lato esiste la possibilità che non si formi un governo stabile (o a seguito di un voto inconcludente o come diretta conseguenza dell’incapacità di uno dei partiti leader di formare una coalizione), dall’altro che, in una coalizione governativa, primeggi la Lega Nord, un partito più controverso e apparentemente orientato verso l’estrema destra.
Il team di Janus Henderson crede che il primo scenario non avrà un impatto significativo sui mercati, in quanto si tratta di un esito piuttosto “standard” delle elezioni italiane e dal momento che, recentemente, molti altri Paesi europei hanno funzionato perfettamente in mancanza di un governo, anche per lunghi periodi (tra questi la Germania, il Belgio e i Paesi Bassi ). Per quanto riguarda il secondo scenario, si tratta piuttosto di un’incognita. Tuttavia, nonostante una crescente propaganda elettorale nel sud del Paese, la base di consenso della Lega Nord resta abbastanza localizzata e riteniamo che il partito avrebbe solo un'influenza limitata all’interno di un’eventuale coalizione di destra.
Secondo il team, i rischi reali per l’Italia sono incentrati sul rapporto tra il debito cronico e il PIL del Paese, su un’economia stagnante e su un settore bancario ancora instabile. La mancanza di un esecutivo forte - esito potenzialmente derivante da un risultato elettorale inconcludente- rende ancora meno probabile che tali questioni saranno affrontate con fermezza. Ad ogni modo, non crediamo che il risultato elettorale in sé e per sé farà precipitare i mercati, quanto più riteniamo che si registrerà una piccola ondata di volatilità a livello regionale.
L'economia italiana sta vivendo una ritrovata fase di crescita, ma con le elezioni del 4 marzo si aprono importanti scenari tanto per la tenuta economica del Paese quanto per quella dell'Eurozona. I gestori di Lemanik Stefano Andreani, Maurizio Novelli e Fabrizio Biondo sono d'accordo nel ritenere che per quanto siano numerose le incertezze legate alla tornata elettorale, il voto non si tradurrà in un evento destabilizzante per l'economia nazionale e globale.
Stefano Andreani, gestore azionario di Lemanik, sottolinea che se da una parte è molto difficile delineare con precisione lo scenario post-elettorale italiano, dall'altra emergono fattori positivi. "Il permanere dell'Italia in Europa e l'appartenenza all'area Euro non sono più oggetto di discussione: il dibattito si è infatti spostato in modo più decisivo sui temi del lavoro, delle pensioni, dell'immigrazione e della sicurezza. Ci troviamo quindi di fronte a un evento elettorale tutto sommato normale".
Il perdurare di una situazione di incertezza sui futuri equilibri politici oltre la data del voto potrà però influire negativamente sulla percezione del rischio da parte degli investitori. "Eventuali debolezze del mercato non si possono escludere, ma non sembra ci siano oggi gli elementi per essere troppo pessimisti", continua Andreani, "riteniamo che nel corso del 2018 i principali rischi all'interno di uno scenario comunque costruttivo per l'azionario siano da ricercare nelle dinamiche dei mercati internazionali, nella sostenibilità degli attuali tassi di crescita e nella capacità delle banche centrali di leggere in modo corretto gli sviluppi sul fronte dell'inflazione. Un po' di volatilità potrebbe arrivare dal perdurare dell'incertezza politica nel tentativo di trovare un equilibrio stabile dopo il voto, ma la variabile chiave resta sempre la crescita, che nel breve è ancora molto ben supportata".