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Come evitare il panico sui mercati?
Gli step per evitare di cadere nella trappola della paura. In una fase di calma apparente è utile ricordare quanto dannose siano le reazioni scomposte per le performance del proprio portafoglio
Poiché è probabile che quest'anno la Bce concluda il suo programma di acquisto di asset e che la Federal Reserve riporti gradualmente il suo bilancio a livelli normali, la pressione sui mercati del credito, abituati negli ultimi dieci anni a politiche molto accomodanti da parte delle banche centrali, aumenta.
Gli sviluppi, uniti ai timori di una guerra commerciale fra Usa e Cina e alla prossima legge finanziaria italiana, hanno portato gli investitori ad assumere una posizione sempre più prudente, rendendo più costoso e difficile abbandonare posizioni obbligazionarie di grandi dimensioni sul mercato della liquidità. Quando la liquidità viene ridotta, i differenziali fra i prezzi bid e ask tendono ad ampliarsi e diventa più difficile lasciare posizioni in caso di picchi di volatilità. Questo pericoloso circolo vizioso tra liquidità e volatilità può avere gravi conseguenze per le dinamiche di mercato, come nel caso del sell-off dei Btp. Questo quadro è esemplificativo di quanto i mercati possono essere capaci di trasmettere incertezze, timori o addirittura panico nelle menti degli investitori.
Molte teorie hanno cercato di spiegare la fonte di alpha (l’extra rendimento ottenuto rispetto a quello realizzato dal mercato in generale) nel corso degli ultimi decenni. Da quando Harry Markowitz ha pubblicato la sua Portfolio Selection sul Journal of Finance nel 1952, in cui presentò il famoso modello Capm (argomentando che il rendimento di un’asset o quello di un portafoglio è una variabile dipendente dalla curva dei rendimenti del mercato complessivo), le teorie che puntano a dare una spiegazione all’alpha non hanno mai cessato di crescere.
L’innovazione finanziaria ha sperimentato una forte accelerazione e sono state poste in essere strategie d’investimento basate su distinti stili: value, growth, size, momentum. Tuttavia, la storia dei mercati finanziari dimostra che gli stili possono avere una valenza indubbia nel breve-medio termine, ma che nel lungo termine conta di più la qualità dell’analisi (e dell’asset allocation che ne deriva) e il controllo delle emozioni.
Una volta determinata l’asset allocation più consona alla propria propensione al rischio, bisogna concentrarsi sul problema principale per offrire a un portafoglio d’investimento qualche chance di generare alpha: il controllo delle emozioni. Il punto di partenza è essere coscienti che il nostro cervello è orientato alla sopravvivenza. Questo spiega perché le nostre reazioni a cose dolorose sono molto più intense rispetto a quelle legate al verificarsi di eventi piacevoli.
La base di questo fenomeno si trova nelle teorie sviluppate da economisti del calibro di David Kahneman e Amos Tversky, dalle quali si evince che perdite e guadagni seguono una distribuzione asimmetrica. Ed è proprio tale asimmetria che ci induce a prendere decisioni irrazionali.
I mercati finanziari –in quanto prodotto delle decisioni degli investitori- non sono esenti da quest’irrazionalità. Possiamo renderci conto di questo tipo di reazione in tutti i casi in cui un evento è in grado di destabilizzare i mercati nel breve termine (per esempio, lo scorso marzo, la caduta della quotazione del titolo Facebook in seguito allo scoppio dello scandalo Cambridge Analytica). Nelle situazioni di panico, il mercato abbandona la sua ‘efficienza’ per poi riprenderla solo nel lungo termine.