- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
Btp, un gioco molto pericoloso
Al momento in cui scriviamo, il Btp a 10 anni, che in sostanza è una sorta di benchmark dello stato italiano, dà un rendimento del 3,202%, dopo alcuni giorni abbastanza difficili che sono seguiti alla presentazione del Def da parte del governo. Attualmente lo spread con il Bund tedesco è a 268 punti base e in Europa soltanto la Grecia con il 4,19%, l’Islanda con il 5,86%, la Polonia con il 3,25%, la Romania con il 4,81% e l’Ungheria con il 3,63% danno più del Btp. Altri paesi, come il Marocco, il Portogallo, la Spagna, la Thailandia e la Slovenia sono considerati meno rischiosi e danno interessi inferiori sulla medesima scadenza decennale.
Su questa base, a detta del responsabile italiano di una delle maggiori banche che operano nel nostro paese, c’è un forte incremento di richieste di Btp da parte dei piccoli risparmiatori, che vedono con un tasso di interesse di quel livello la possibilità di ottenere un rendimento che soltanto fino a pochi mesi fa era ritenuto impossibile. Qualcuno arriva a dire che è merito del governo attuale, che a differenza di quelli precedenti dà di più ai risparmiatori.
In maniera ovviamente molto diversa si pongono alcuni investitori professionali, che comunque continuano a operare sul bond decennale dello stato italiano. Andrea Delitala, head of euro multi asset team di Pictet Asset Management, intervistato prima che ci fosse l’approvazione del Def, ha affermato: «Restiamo al momento cauti sul reddito fisso, sia sulla componente governativa, sia su quella corporate. In Europa, il rischio Italia è, al momento, il fattore dominante delle dinamiche dei mercati obbligazionari dell’area euro. L’esposizione al reddito fisso continentale resta quindi limitata e gestita sul Btp con interventi tattici sugli estremi del range definito da inizio estate, cioè 210-290 punti di spread contro il Bund». In pratica l’idea è di comprare quando il Btp raggiunge il massimo di rendimento e di venderlo quando raggiunge il minimo e di conseguenza a quotazioni più alte.
Al di là della maggiore o minore professionalità di chi opera in questa maniera, oggi giocare sugli sbalzi del Btp è alla portata di un risparmiatore comune? La risposta è chiara e secca: no.
I motivi sono diversi. Innanzitutto come si muoverà il governo nei prossimi mesi non è chiaro a nessuno, probabilmente neppure al governo stesso. E il fatto che vengano prese alcune decisioni piuttosto che altre è totalmente decisivo nel determinare il rendimento del Btp. Nel momento in cui, nonostante i proclami, ci fosse una politica di sostanziale contenimento delle spese dello stato, probabilmente i rendimenti attuali del Btp scenderebbero e chi avesse acquistato oggi avrebbe fatto un ottimo affare, che si rifletterebbe immediatamente sulle quotazioni di mercato. Al contrario, se le spese salissero senza controllo i corsi del Btp sarebbero molto sotto pressione.
Il secondo elemento fondamentale è l’Europa. Qualora l’Unione Europea mantenesse un atteggiamento morbido verso l’Italia, lo spread con il Bund tenderebbe a scendere e anche in questo caso avrebbero ragione coloro che hanno acquistato oggi. Incidentalmente le prime risposte in sede continentale, al di là delle parole di circostanza, non sembrano totalmente negative, ma si tratta di una partita ancora tutta da giocare.
Il terzo punto di cui tenere conto è il giudizio delle agenzie di rating: nel caso in cui le varie Moody’s o Standard&Poor’s decidessero di abbassare la valutazione dell’Italia, quasi automaticamente il rendimento dei Btp salirebbe, facendo perdere valore a quelli acquistati oggi.
Infine la Bce, che sta chiudendo il quantitative easing, vale a dire l’acquisto di tutte le obbligazioni emesse sul mercato europeo. Finche la Banca centrale Europea continuerà a comprare, i tassi resteranno relativamente bassi, ma nel momento in cui smettesse (e avverrà presto) a decidere sul valore dei nostri titoli governativi sarebbe esclusivamente il mercato.
In pratica si tratta di quattro variabili molto difficili da decifrare oggi, anche per i più esperti professionisti del reddito fisso. Per un risparmiatore è praticamente impossibile.