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Navigare tra tassi e valute
Per quanto riguarda i tassi, gli spread nel Regno Unito rispetto a mercati come il Canada sono nel momento di maggiore ampiezza degli ultimi 30 anni. Storicamente differenziali di questo tipo non durano a lungo, soprattutto se consideriamo l’inflazione più elevata che si registra nel Regno Unito combinata a dinamiche del debito meno favorevoli. Tale scenario discende dai timori legati a Brexit, ma riteniamo ci siano troppe brutte notizie già prezzate da rendere questo divario ingiustificato. Se si esclude un crollo dell’inflazione gli investimenti nella parte conclusiva della curva risulteranno in perdita, in termini reali, in ognuno dei prossimi dieci anni e di conseguenza, dal nostro punto di vista, ci sono buone opportunità per andare corti.
Il team di Gam ritiene che gli Emergenti in valuta locale stiano iniziando ad essere più interessanti, soprattutto per quanto riguarda i tassi messicani che offrono rendimenti interessanti a 10 anni. Con un’inflazione sotto controllo pensiamo che la Banca Centrale abbia probabilmente concluso il proprio ciclo di rialzo. In Sud Africa i fondamentali non sono altrettanto solidi, ma con un rendimento del 9,5% a 10 anni stanno iniziando a destare interesse.
Per quanto riguarda le valute, la corona svedese è senza dubbio di grande interesse. È da tempo che sosteniamo che l’economia svedese è solida, l’inflazione è tornata al livello obiettivo e la Banca centrale dovrebbe quindi rispondere con le tempistiche idonee rivedendo al rialzo i tassi. Il team ha centrato le stime sugli aspetti economici, mentre non si sono verificate le previsioni rispetto alla reazione della Banca Centrale, che si è mantenuta ferma durante il programma di Qe e ha mantenuto i tassi di interesse a -0,5%, permettendo all’inflazione di salire fino al 2,25% senza alcuna risposta.
Di norma le Banche Centrali tendono a guardare al futuro – è valso per la Banca centrale norvegese – ma quella svedese, crediamo soprattutto per gli errori del 2010, non è intervenuta in maniera decisa, tenendo sotto controllo le azioni della Bce e temendo che un movimento troppo rapido o un approccio molto più aggressivo rispetto a Francoforte avrebbe portato a un eccessivo rafforzamento della corona. A causa di questo immobilismo la valuta ha continuato invece a indebolirsi, fino a raggiungere minimi che non si vedevano da tempo e che hanno attirato l’interesse di molti investitori discrezionali, che sono però rimasti delusi dato che il posizionamento non ha dato i frutti i sperati e sono quindi usciti.
Al contrario, molti fondi sistematici hanno mantenuto le proprie posizioni corte sulla corona svedese. Questo non ci sorprende dato che dal punto di vista tecnico il mercato è attualmente in una posizione migliore e l’avvento del tassello mancante – tassi più alti – sembra ormai dietro l’angolo. Nel recente meeting della Riksbank si è detto che, al netto di un peggioramento significativo della situazione, il rialzo dei tassi avverrà a dicembre o a febbraio, e quindi è possibile intravedere le basi di un turnaround.
Secondo il team, la Norvegia non si trova in una posizione così diversa, dato che la divisa nazionale in condizioni di debolezza, il prezzo del barile alto e un’economia che sta registrando dati solidi. Crediamo infatti che la corona norvegese rappresenti un’opportunità di valore vera. Come previsto la Banca Centrale ha alzato i tassi di 25 punti base nell’ultimo meeting del 20 settembre. L’inflazione complessiva si attesta al 3,4% e quella sottostante si è mossa rapidamente dall’1% all’1,9%. Quindi, come nel caso della Svezia, tutti i presupposti sembrano essere presenti. È quindi possibile immaginare rendimenti incoraggianti da Svezia e Norvegia nei prossimi 6/8 mesi.