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Nessun cambio di rotta dalla Bce
Durante la conferenza stampa di ieri Draghi ha deciso di usare toni relativamente da falco, pur riconoscendo che lo slancio economico degli ultimi tempi è alquanto debole. Ci sono state preoccupazioni sui mercati riguardo una serie di dati deludenti.
La Bce ha riconosciuto che l’economia ha recentemente perso slancio, ma ha indicato i fondamentali economici positivi che probabilmente sosterranno l’attuale espansione, nonostante le questioni transitorie idiosincratiche e l’incertezza generale. La Bce ha continuato a definire l’insieme dei rischi per la crescita come “sostanzialmente equilibrato”, ma è chiaro che i fattori di segno negativo hanno acquisito rilevanza, in particolare alla luce degli sviluppi delle ultime settimane.
Il Pmi composito – il migliore e più completo indicatore anticipatore dell’attività economica dell’area – è sceso ai livelli minimi degli ultimi due anni in ottobre, il che indica un significativo raffreddamento della crescita a fine anno. L’incertezza politica è aumentata sia all’esterno che all’interno: le tensioni commerciali internazionali sono rimaste elevate, non si intravede una soluzione al problema del Brexit e il governo italiano sembra determinato a sfidare le regole fiscali europee. Le recenti turbolenze sui mercati finanziari sono un nuovo elemento all’elenco dei rischi negativi.
In linea con le attese a livello globale, la Bce ha lasciato invariati i tassi. I potenziali rischi di ribasso per la crescita, legati alle tensioni commerciali e alle crescenti preoccupazioni geopolitiche, sono stati monitorati insieme alla volatilità dello spread in Italia. L’inflazione è ancora sulla strada giusta e, dato che il rischio non sembra essersi diffuso ad altri paesi periferici, non ci aspettavamo che la BCE effettuasse un cambiamento di rotta per via della situazione italiana. Di conseguenza, l’impatto sui tassi dovrebbe essere contenuto e l’euro, per ora, potrebbe continuare a mostrare una certa debolezza nei confronti del dollaro.
Durante la conferenza stampa di ieri Draghi ha deciso di usare toni relativamente da falco, pur riconoscendo che lo slancio economico degli ultimi tempi è alquanto debole. Ci sono state preoccupazioni sui mercati riguardo una serie di dati deludenti nell’ultimo mese, tra cui l’indice PMI di ieri, tuttavia i segnali non sono stati forti abbastanza da modificare la posizione assunta dalla Bce.
In questo momento è molto difficile separare e distinguere i diversi fattori che stanno impattando sull’economia. Mentre alcuni sono specifici del singolo Paese e/o settore (Draghi per esempio ha menzionato il settore automobilistico tedesco), altri sono legati a fattori di incertezza globali quali le tensioni commerciali e la volatilità sui mercati.
Nonostante questi venti sfavorevoli, la politica monetaria rimane piuttosto accomodante e il regime fiscale è meno restrittivo rispetto al passato. Da questa prospettiva, la zona Euro è ben posizionata per continuare la sua espansione, anche se ad un ritmo inferiore rispetto all’anno scorso.
Il mercato obbligazionario e quello valutario si sono calmati in risposta al meeting, suggerendo che l’attuale regime sui tassi sta ottenendo l’effetto sperato dalla Bce di attenuare la volatilità. Le crescenti tensioni delle operazioni finanziarie e l’infinita saga della Brexit hanno indebolito lo scenario globale per l’Eurozona, mentre gli indici Pmi in calo indicano che l’economia domestica potrebbe non essere più così solida come una volta si pensava. Le continue discussioni tra Roma e Bruxelles sulla legge di bilancio mostrano limitati segnali di ricaduta sugli altri mercati. Nonostante il mercato abbia perso slancio, non ci sono i presupposti per ulteriori ribassi. La correzione dei tassi è stata posticipata fino all’estate 2019. Non sono state diffuse nuove informazioni sul reinvestimento dei bond in scadenza acquistati e c’è da aspettarsi ulteriori news a dicembre.