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Investment grade bond, sotto osservazione
Anche se fino a questo momento il tasso di default per i corporate bond BBB è stato abbastanza contenuto (secondo i dati elaborati da Moody’s è ancora nettamente inferiore rispetto alla media storica), le cedole attuali potrebbero non essere sufficienti per coprire il rischio.
Negli ultimi anni quest’asset class ha permesso di ottenere rendimenti reali soddisfacenti grazie all’effetto favorevole dato dalla combinazione tra inflazione bassa e acquisti delle banche centrali. Attualmente, la fine degli acquisti da parte delle banche centrali e la decelerazione economica in corso non li rende più un interessante fonte di income come accaduto nel passato recente.
L’agenzia Standard and Poor’s ha lanciato i primi avvisi ai naviganti sul peggioramento dei rating delle imprese europee (trend che ha preso piede nel quarto trimestre del 2018). Nel corso del 2018, S&P ha assegnato prospettive negative al 13% delle nuove emisisoni. Dei 74 emittenti posizionati appena sopra il livello junk (BBB-), il 5% ha un outlook negativo. Nel segmento BBB tale percentuale sale fino al 20%.
Le emissioni di obbligazioni da parte delle società sono aumentate senza sosta grazie al lungo dominio della politica monetaria dei tassi zero. Il segmento di debito che ha sperimentato la maggiore crescita dei volumi emessi è quello BBB, collocati da imprese che godono di un buon livello di affidabilità creditizia. I nuovi bond appartenenti a questo segmento hanno superato i 10.000 mld di dollari negli ultimi cinque anni (corrispondenti a circa 8.700 mld di euro).
Arrivati a questo punto del ciclo economic, la decelerazione economica e l’irrigidimento della politica monetaria minacciano di rivedere al ribasso il rating di migliaia di società i cui bond andrebbero incontro a un calo del numero di acquirenti. Tra il 2014 e il 2018 le società statunitensi hanno emesso 1.420 mld di usd di bond BBB. Nello stesso arco di tempo, le società cinesi hanno collocato 2.870 mld; quelle tedesche 770 mln e quelle nipponiche circa 960 mln. Nel complesso, le emissioni in questa categoria superano i 10.000 mld di dollari, confermando la crescita esponenziale dei volumi di nuovi bond BBB riversatisi sul mercato.
Secondo dati del 2018 fotografati dall’indice Bloomberg Barclays, solo negli Usa l’insieme delle emissioni aventi rating BBB assorbe il 49% dei corporate bond, un’incidenza nettamente più alta rispetto al 34% di dieci anni fa.
Le minacce per questo tipo di corporate bond arrivano da due versanti: quello finanziario e quello delle vendite dei beni e servizi prodotti e commercializzati dalle società. Per quanto riguarda il primo, è ormai una realtà consolidata che l’era dei tassi zero sia arrivata al capolinea. Un cambio di tendenza che è partito dagli Usa e che gradualmente andrà a coinvolgere altre aree del pianeta.
Per anni questa politica monetaria ha consentito a questa tipologia di imprese di finanziarsi a tassi storicamente bassi. L’altra variabile concerne la potenziale revisione degli utili che dovrà essere registrata da molte imprese a causa della decelerazione economica e della contrazione delle vendite. Anche in questo caso, il processo di revisione al ribasso dei numeri aziendali sembra essere partito negli Usa (in particolare in vista della fine degli effetti derivanti dall’espansione fiscale voluta da Trump e dei primi effetti negativi ascrivibili alle politiche protezioniste).