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Flussi d’investimento, l’incertezza premia la prudenza
Le Borse hanno recuperato il terreno perso lo scorso autunno in tempi molto brevi, tuttavia, il movimento non è bastato a vincere le paure degli investitori, sempre più concentrati sull’acquisto di obbligazioni di qualità e debito a breve scadenza.
Osservando il panorama globale dei flussi d’investimento captati dai fondi comuni di investimento, è possibile notare che a calamitare l’attenzione degli investitori dotati di una maggiore propensione al rischio sono stati i listini del Giappone (+6,3 mld di usd da inizio anno che si sommano ai 26 mld entrati nel 2018) e quelli emergenti (+20 mld da inizio anno).
I fondi obbligazionari hanno registrato flussi in entrata per 37.000 mln di usd dall’inizio dell’anno. I prodotti focalizzati sul reddito fisso hanno ricevuto apporti di nuove risorse per un totale leggermente inferiore allo 0,5% del patrimonio complessivo in gestione. Per quanto riguarda i fondi monetari, l’apporto di nuove risorse si spinge fino all’1% dell’asset under management.
Nel Vecchio Continente, il recupero dei listini non è stato accompagnato né da flussi di denaro diretti verso i fondi né da revisioni al rialzo delle stime degli utili aziendali. Le stime sugli utili per azione dell’EuroStoxx per il 2019 sono state ribassate del 2,7% rispetto al -2,6% incassato da quelli dei titoli inclusi nello Standard and Poor’s 500.
Nel periodo ottobre-dicembre del 2018 sono fuoriusciti 25 mld di usd dai fondi azionari internazionali, 55 mld di usd da quelli focalizzati sui listini statunitensi e 30 mld di usd dai veicoli focalizzati sull’equity europeo.
Ancora una volta, in una fase caratterizzata da deflussi, l’Europa ha guidato la fuga. Secondi i dati raccolti ed elaborati da Bank of America Merrill Lynch, i fondi azionari hanno registrato deflussi per 6 mld di usd durante l’ultima settimana di negoziazioni.
Nel medio termine non va meglio, con i fondi azionari Europa che hanno sofferto vendite nel corso di quasi tutte le settimane negli ultimi undici mesi. Il trend ha comportato deflussi complessivi per 106 mld di usd nel periodo preso in considerazione. Il mix di venti contrari di natura esogena ed endogena, ciclici e strutturali, ha portato il sentiment degli investitori in territorio negativo. L’incertezza sul destino della Brexit, la terza recessione italiana nell’arco di un decennio, il forte rallentamento della locomotiva tedesca, sono solo alcuni dei fattori che spiegano l’atteggiamento a dir poco prudente che gli investitori adottano nei confronti dell’equity europeo.
Stando ai dati raccolti ed elaborati da Epfr, in questa prima parte del 2019 sono fuoriusciti circa 41 mld di usd dai fondi azionari Usa. Nel Vecchio Continente, il deflusso dagli azionari focalizzati sui listini continentali ha raggiunto i 15.000 mln di usd e la fuga dagli azionari globali ha toccato i 10.000 mln di usd.
Un andamento simile si nota anche nei dati che fotografano la raccolta degli Etf. Il primo mese del 2019 ha visto anche un buon recupero dei flussi negli Etf azionari, che hanno raccolto 1,6 miliardi di euro, dopo aver chiuso il mese di dicembre con deflussi per 1,5 miliardi di euro. Il rimbalzo è stato guidato dall’azionario dei mercati emergenti, che hanno registrato il miglior inizio anno di sempre con una raccolta pari a 2,4 miliardi di euro. Al contrario, è stato un avvio d’anno difficile per l’azionario dei Paesi sviluppati, che hanno chiuso il mese in rosso a causa principalmente di deflussi significativi dall’azionario statunitense, pari a circa 2 miliardi di euro. Anche il comparto delle commodity ha continuato a soffrire, registrando deflussi per 208 milioni di euro, in un trend negativo apparentemente interminabile.