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Italia, bene i titoli del lusso, male i finanziari
L’attuale atteggiamento ed esposizione degli investitori internazionali nei confronti del mercato italiano è particolarmente cauto a causa delle incertezze sul quadro economico e politico.
In particolare, sul settore finanziario le posizioni ribassiste aperte sono su percentuali molto elevate. In questo scenario una progressiva stabilizzazione economica, unita a uno stemperarsi delle tensioni politiche tra istituzioni italiane ed europee, determinerebbe un riposizionamento con un potenziale forte impatto su un mercato non particolarmente liquido come quello italiano.
I mercati mondiali (non solo quello italiano) hanno recuperato terreno dopo le forti vendite registrate nell’ultimo trimestre dello scorso anno. Appare probabile che il rally sia solo una conseguenza di vendite del mercato azionario troppo forti nel trimestre precedente (catch up effect). I rischi geopolitici che hanno caratterizzato il mercato nel 2018, saranno nuovamente protagonisti nel 2019.
Con la Legge di Bilancio 2019, il governo ha introdotto il reddito di cittadinanza come misura contro la povertà. Fuori dall’Europa, la Cina ha messo in atto stimoli a sostegno della crescita e queste misure dovrebbero sostenere la domanda interna con un impatto positivo anche per l’Eurozona. Per queste ragioni è ipotizzabile che ci possa essere un rallentamento dell’economia, ma che non sarà un rallentamento violento, un hard-landing.
Secondo alcuni gestori, con il rialzo dei mercati nei primi mesi dell’anno, l’eccesso di pessimismo è stato corretto e oggi lo sconto sui titoli che si era creato non è più così ovvio. Da queste considerazioni si evince che il mercato, da qui a fine anno, non abbia uno spazio enorme di rialzo. Non si può escludere, tuttavia, che possa andare più su a seconda di possibili annunci positivi sulle varie vicende. In tutti i casi, c’è da aspettarsi volatilità durante l’anno, ma se l’economia va come da stime previsionali, il mercato non avrà tutto questo spazio di rialzo.
Per quanto riguarda l’esposizione al listino azionario milanese, nei diversi settori, i gestori tendono a privilegiare titoli solidi a livello patrimoniale, legati a business non troppo ciclici e caratterizzati da alto flusso attuale e prospettico di dividendi. Da evidenziare un sovrappeso sui titoli appartenenti al settore petrolifero mentre sul comparto finanziario la scelta cade sui titoli assicurativi a scapito dell’esposizione su quelli bancari.
Detto ciò, ci sarà molta divergenza tra i vari settori. Ad esempio, i money manager continuano a favorire il settore del lusso, guidato principalmente da un aumento della domanda nel mercato cinese. Al contrario, risulta essere ancora bassa l’esposizione al settore finanziario in quanto le banche Italiane presentano ancora troppe criticità e sono troppe esposte al “rischio Italia”.
In aggiunta, il quadro macroeconomico è in peggioramento come dimostrato dai deludenti dati dell’indice manifatturiero e dalla minore fiducia di imprese e consumatori. Tutto ciò si riflette in minori stime di crescita economica, come confermato di recente dalla Bce. In Italia, oltre alle problematiche generali descritte sopra, si aggiunge una situazione politica di estrema confusione. In siffatto scenario è difficile che il mercato Italiano posso attirare investimenti in un contesto non favorevole alle riforme che il Paese necessita. Una maggiore stabilità politica e politiche pro-Europa porterebbero ad avere un outlook più positivo sul mercato Italiano.