Quali sono le discriminanti che hanno portato a risultati così diversi? L'unica costante che caratterizza ogni paese di successo sembra che siano la sua capacità e la voglia di aprirsi ai mercati internazionali e di partecipare ai commerci.

Ovunque le economie più vivaci sono quelle che vedono una crescita della propria integrazione globale più rapida dell'andamento del Pil: in pratica è la competitività estera il vero e più forte driver di sviluppo.

In realtà la vivacità commerciale deve portare a miglioramenti sostanziali, se no può fare vivere forti e lucrosi bull market caratterizzati da una vita media breve e seguiti da fasi di crash o da periodi di performance mediocri.

Stati Uniti e Cina dovrebbero rimanere sostanzialmente stabili e ripetere i buoni risultati del 2017, mentre India e Brasile dovrebbero mettere a segno una notevole ripresa. Fa sempre fatica a decollare il Giappone.

Soluzioni non convenzionali per affrontare la nuova fase includerebbero l’introduzione di un salario universale o l’applicazione di nuove imposte alle società tecnologiche per compensare la distruzione di posti di lavoro.

Donald Trump non riesce a dare una netta accelerazione alle politiche da lui annunciate nel corso della campagna elettorale e la Federal Reserve si muove con i piedi di piombo. Il biglietto verde ne fa le spese.

Dopo che in anni recenti si è assistito ad una forte espansione del credito nelle maggiori economie emergenti iniziano a sorgere preoccupazioni che queste possano essere travolte da una nuova crisi del debito.

Le quotazioni dei principali fabbricanti di armi sono sui massimi storici dopo aver sperimentato un quinquennio di rialzi continui. L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca ha solo accelerato un rialzo che viene da lontano.

Anche dall'Istat arrivano segnali positivi sulla nostra economia. A maggio, il settore industriale ha evidenziato un significativo incremento congiunturale del fatturato, che riporta l'indice sugli elevati livelli di dicembre.