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Banca d’Italia: tra le più green dei Paesi del G20
Lo scorso anno l’impronta carbonica di Banca d’Italia è diminuita del 28 per cento rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dal nuovo rapporto ambientale dell’Istituto, dove si legge che le banconote usurate saranno inviate, in linea con quanto indicato dalla BCE, ai termovalorizzatori.
Banca d'Italia, in sintonia con la Bce e altri Istituti dell’Ue, rafforza la propria politica a favore dell’ambiente. Dal suo nuovo rapporto ambientale emerge che è una delle Banche centrali più green, tra quelle che investono di più per la sostenibilità e la sua sensibilità in questo senso si estende anche alla gestione del proprio portafoglio di investimento. Dietro questa scelta, spiega Palazzo Koch, c’è la constatazione – evidenziata da numerosi studi – che le buone prassi delle imprese in ambito ambientale, sociale e di governance (ESG) sono associate a migliori risultati economici e finanziari, in quanto a queste prassi si accompagnano una maggiore propensione all’innovazione dei processi e dei prodotti, un contenimento dei rischi legali e reputazionali e una valutazione più favorevole da parte degli investitori.
Nel portafoglio privilegiate le imprese ESG
Criteri che escludono le imprese che non rispettano le convenzioni fondamentali in materia di lavoro, i trattati internazionali in tema di armi (armi biologiche, chimiche, mine antiuomo, munizioni a grappolo, nucleari, a frammentazione invisibile, incendiarie e laser accecanti) e i produttori di tabacco. Il tutto per privilegiare società con i migliori profili ESG. L’indicatore che misura l’intensità carbonica tra emissioni di gas serra e fatturato – per quanto riguarda le società detenute in portafoglio - nel 2020 è diminuito del 12% annuo e del 13% rispetto all’indice di riferimento. Il portafoglio ha inoltre mostrato un calo dell’intensità di consumo di energia elettrica, calcolata come rapporto tra energia consumata e fatturato, del 24% rispetto al portafoglio di fine del 2019 e del 5% rispetto all’indice.
-28% l’impronta carbonica
Il 2020, anche per Via Nazionale, è stato un anno particolare. La crisi pandemica e il ricorso al lavoro da remoto hanno influito sull'impatto ambientale dell’Istituto. Rispetto al 2019 si è registrata una diminuzione dell'impronta carbonica complessiva del 28% per effetto delle minori emissioni dovute agli spostamenti casa-lavoro (quasi dimezzate) e ai viaggi di lavoro (-80%). I consumi di carta per le pubblicazioni e degli acquisti di carta a uso ufficio sono calati, rispettivamente, del 30 e del 50%. È fortemente aumentato il ricorso agli strumenti di comunicazione a distanza, con oltre 2,5 milioni di chiamate e 350mila riunioni online. I consumi di acqua ed energia si sono ridotti del 14% e di oltre il 5% rispettivamente, mentre quelli di gas metano sono cresciuti dell'1,2% per assicurare maggior ricambio d'aria.
Le banconote usurate verso i termovalorizzatori
Il nostro Istituto, che da una ricerca indipendente risulta tra i più ‘verdi’ dei Paesi del G20, assieme alla BCE e alle altre Banche centrali dell'Eurosistema - è impegnato a ridurre anche l'impatto connesso a produzione, distribuzione, ricircolo e smaltimento delle banconote. Via Nazionale dal prossimo anno – secondo le indicazioni della Bce (che ha rivisto i criteri per la gestione dei rifiuti costituiti da banconote triturate) non porterà più in discarica le banconote usurate ma le destinerà ai termovalorizzatori. Banca d’Italia, inoltre, è impegnata a ridurre gli spostamenti casa-lavoro e a incentivare l’utilizzo di mezzi di trasporto ecosostenibili e la mobilità elettrica. Da rilevare che durante l’emergenza sanitaria i suoi dipendenti che hanno lavorato da remoto sono stati in media il 59%, rispetto al 4% del 2019.