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Bce: dalla guerra impatto rilevante su economia e inflazione
La Bce assicura che qualsiasi variazione dei tassi d’interesse sarà graduale, preoccupata del rilevante impatto previsto su economia e inflazione della guerra in Ucraina. Le stime sul Pil riviste in calo e nuove sanzioni contro la Russia, avverte, peggiorerebbero lo scenario di base.
La guerra e le sue implicazioni hanno modificato, giocoforza, l’indirizzo operativo della Bce. L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia avrà un impatto rilevante sull’attività economica e sull'inflazione, attraverso il rincaro dell'energia e delle materie prime, le turbative del commercio internazionale e il peggioramento del clima di fiducia. Si apre così il bollettino di marzo dell’Eurotower, dove riconosce che l’entità di tali effetti dipenderà dall'evoluzione del conflitto, dall'impatto delle sanzioni attuali e da eventuali ulteriori misure. L’Eurozona, comunque, è in buona posizione per resistere ai venti contrari. L'impatto della guerra, prosegue il report, va infatti valutato alla luce delle solide condizioni di fondo dell'economia dell'area che beneficia dell'ingente sostegno delle politiche economiche.
Le stime sul Pil riviste in calo
Tra gli altri punti a favore ci sono il graduale rientro dei problemi legati alla variante Omicron, i segnali di attenuazione delle strozzature dell’offerta e l’ulteriore miglioramento del mercato del lavoro. Nonostante questo, nello scenario di base delle proiezioni macroeconomiche formulate a marzo 2022 dagli esperti della BCE, che incorporano una prima valutazione delle implicazioni della guerra in Ucraina, la crescita del Pil è stata rivista al ribasso per il breve termine a causa proprio del conflitto. Così, l'economia dell'Eurozona, dopo essere cresciuta del 5,3% nel 2021 tornando sui livelli pre-Covid, nell’ultimo trimestre dello scorso anno ha rallentato il ritmo allo 0,3% e ora si attende che rimanga debole nel primo trimestre di quest'anno. Tutto, però, ammonisce la Bce, dipenderà dalla guerra.
Ulteriori sanzioni contro Mosca cambierebbero lo scenario base
Per l’intero 2022 gli economisti della Bce prevedono una crescita dell’Eurozona ancora robusta, anche se con un ritmo più lento rispetto a quanto stimato prima dello scoppio della guerra. Le proiezioni formulate a marzo prevedono una crescita annua del Pil pari al 3,7% nel 2022, al 2,8% nel 2023 e all’1,6% nel 2024. Le stime sono state riviste in calo sull’ipotesi che le attuali turbative all’offerta di energia e le ripercussioni negative della guerra sul clima di fiducia siano temporanee e che le catene di approvvigionamento mondiali non siano compromesse in modo significativo. In uno scenario avverso - caratterizzato dall’imposizione di sanzioni più severe alla Russia - la crescita dell’area dell’euro nel 2022 sarebbe di 1,2 punti percentuali inferiore a quella prospettata nello scenario di base.
Qualsiasi adeguamento dei tassi sarà graduale
Alla luce di questo rischi la Bce resta cauta per quanto riguarda la politica monetaria, assicurando che qualsiasi adeguamento dei tassi di riferimento avverrà in un momento successivo rispetto al termine degli acquisti netti in ambito Paa e sarà graduale. Inoltre, si legge nel bollettino, il profilo dei tassi continuerà a essere determinato dalle indicazioni prospettiche del Consiglio direttivo e dal suo impegno strategico a stabilizzare l'inflazione al 2% nel medio periodo. Il Consiglio si attende pertanto che i tassi si mantengano su livelli pari a quelli attuali finché non vedrà l'inflazione raggiungere il 2% ben prima della fine dell'orizzonte di proiezione e in maniera durevole per il resto dell'orizzonte di proiezione. Da notare che lo stesso Consiglio ritiene che i rischi siano notevolmente aumentati e orientati verso il basso, poiché la guerra in Ucraina potrebbe incidere maggiormente sulla fiducia e sulle catene di approvvigionamento.
L’inflazione destinata a rimanere alta fino a metà anno
In particolare, preoccupa la persistenza degli elevati costi dell’energia che, assieme alla perdita della fiducia, potrebbero deprimere la domanda più del previsto e frenare consumi e investimenti - che poi sono gli stessi fattori che costituiscono rischi per le prospettive di inflazione, orientati verso l’alto nel breve termine -. L’inflazione, secondo gli esperti della Bce, si manterrebbe su livelli elevati nei prossimi mesi (ha raggiunto in febbraio il massimo storico di 5,8% contro il 5,1% di gennaio), prima di diminuire nella seconda metà dell’anno, e l’inflazione complessiva dovrebbe collocarsi all’1,9 per cento alla fine dell’orizzonte temporale di proiezione.