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Bce: dopo giugno, quanti tagli ancora nel 2024?
La crescita dei salari e dell'inflazione hanno aumentato l'incertezza sulle future decisioni Bce. Gli esperti sono divisi sul numero dei tagli, ma tutti concordano che il ciclo ribassista potrebbe non essere così aggressivo come auspicato e potrebbe includere pause tra una decisone e l’altra.
L’inizio del ciclo ribassista della politica monetaria della Bce dopo 5 anni (dal settembre 2019 e ben dieci rialzi consecutivi), come ampiamente scontato, è iniziato a giugno. Questa posizione più accomodante (sforbiciata di 25 pb, che porta i saggi sulle operazioni di rifinanziamento principali al 4,25%, quelli sulle operazioni marginali al 4,50% e quelli sui depositi presso lo sportello ufficiale al 3,75%) riflette il cambio di marcia registrato da due elementi che finora hanno determinato il rigore dell’Eurotower: la crescita economica e, soprattutto, la corsa dell’inflazione. Il rallentamento registrato dalla congiuntura e la frenata delle tensioni inflative, che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, sembrano giustificare un costo del denaro più basso.
Come già detto, tutto questo era largamente atteso. Nel frattempo, però, la situazione di fondo sta cambiando nuovamente e questa volta a sfavore. Adesso, infatti, c’è il problema di prevedere cosa succederà, cosa deciderà l’Eurotower, e su questo le opinioni degli esperti divergono sulla quantità e sul ritmo dei tagli.
Inflazione rivista in rialzo
I ragionamenti che fanno partono tutti da un unico assunto: le pressioni inflazionistiche e le dinamiche della crescita economica saranno sempre i principali fattori che determineranno le prossime mosse della Bce, con impatti significativi attesi su vari settori economici, inclusi i mercati immobiliari e le spese al consumo in generale. E a questo proposito l’Eurotower ha inteso congelare l’eccessivo entusiasmo dei mercati rivendendo al rialzo le stime sull’inflazione generale, per quest’anno (al 2,5%), per il prossimo (al 2,2%) e per il 2026 (al 1,9%). Queste proiezioni, nonostante sia piuttosto modesta la crescita economica attesa (+0,9% nel 2024, +1,4% nel 2025 e +1,6% nel 2026), secondo gli esperti allontanano la possibilità che la Bce proceda a stretto giro (già nella riunione del 18 luglio) a un ulteriore taglio dei tassi. Per molti tutto sarà rinviato al summit del 12 settembre.
Da rilevare che, fino a poche settimane fa, le attese dei mercati vertevano su almeno altri tre tagli dei tassi d’interesse (oltre a quello di giugno) entro dicembre e un altro paio di sforbiciate (sempre di 25 punti base) entro il primo trimestre del 2025.
Preoccupano le tensioni dei salari
A cambiare le carte in tavola, come osserva Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, sono stati i recenti dati che hanno superato le aspettative della Bce e dei mercati in merito alla pressione inflazionistica sull'economia. In particolare, la crescita dei salari è salita al 4,7% nel primo trimestre dal 4,5% del quarto trimestre 2023, contro un atteso calo. Nell'ultima indagine Ue, la percentuale di imprese che segnalano la carenza di manodopera come un ostacolo alla produzione è salita nuovamente. Si tratta di un fattore predittivo ragionevolmente forte della crescita dei salari, e un indicatore chiave molto seguito dalla Bce per monitorare la dinamica dei salari. Analogamente, in maggio l'inflazione IAPC dell'Eurozona è stata significativamente più forte del previsto. Senza contare che l'inflazione sottostante nell'area è stata, anche questa, molto più forte delle attese.
Altri due tagli quest’anno. Forse soltanto un altro
Ecco perché, sottolinea Wieladek, non c’è alcun impegno della Bce a seguire un particolare percorso. Ciononostante, l’economista stima che la Bce finirà per fare altri due tagli quest’anno. La possibilità di ulteriori sorprese a breve rispetto alle loro stime, come accennato, è alta. Comunque sia, aggiunge, i mercati non dovrebbero aspettarsi forward guidance. Tutti i tagli dei tassi saranno probabilmente da falco. Questo approccio puramente dipendente dai dati significa anche che la Bce potrebbe facilmente tagliare anche meno di due volte. Forse, per Wieladek, assisteremo a un solo altro taglio verso fine 2024, se l'inflazione rimarrà molto più persistente del previsto. In sintonia Martina Daga, macro economist di AcomeA, secondo cui è lecito attendersi che il ciclo dei tagli non sarà particolarmente aggressivo e potrebbe non essere continuo, ma intervallato da alcuni meeting di pausa.