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Bce: l’inflazione allunga i tempi per il taglio dei tassi

L’inflazione dei servizi è salita in febbraio a un livello preoccupante, riflettendo forti pressioni salariali e una domanda sostenuta. La Bce ha così le mani legate e dovrà mantenere una politica monetaria restrittive più a lungo del previsto. Il primo taglio dei tassi si sposta a giugno.

14/03/2024
simbolo dell'euro davanti alla sede della bce
Analisi sulle prospettive dei tassi nell'Eurozona

La Bce, nell’appuntamento della scorsa settimana, come ampiamente previsto, ha confermato i tassi d’interesse dell’Eurozona: al 4,5% quelli sulle operazioni di rifinanziamento principali, al 4,75% quelli sulle operazioni di rifinanziamento marginale e al 4% quelli sui depositi. Allo stesso tempo la Presidente, Christine Lagarde, ha pensato di ravvivare le speranze del mercato accennando a due elementi ben precisi. In primo luogo ha detto che si è iniziato a discutere sul cambio della politica monetaria sottolineando che, anche se nel meeting di inizio marzo non si è parlato di un taglio dei tassi, non significa che la Bce non abbia fretta di avere informazioni necessarie per procedere in maniera tempestiva all’allentamento. In secondo luogo ha ammesso che i rischi per l’economia dell’Eurozona restano orientati al ribasso.

In attesa di ulteriori progressi dell’inflazione

Il quadro economico e geopolitico mondiale, a questo punto, rappresenta un’impostante incognita sulle mosse che potrebbe prendere la Bce, che teme un indebolimento del ciclo globale, con una conseguente ulteriore frenata dell’interscambio. Allo stesso modo, secondo Lagarde, il conflitto Russia-Ucraina e la crisi Medio-Orientale sono altre significative fonti di rischio. In particolare, per quanto riguarda le tensioni inflative. I banchieri centrali hanno così preferito attendere che ci siano ulteriori progressi sul fronte dell'inflazione prima di procedere ad un allentamento dei tassi d’interesse, perché i più recenti dati sui prezzi non sono andati così bene come auspicato. Anche se l’inflazione armonizzata durante lo scorso mese è scesa (ma meno di quanto previsto dal consensus), quella core, che esclude i beni volatili, è rimasta alta e ha superato ampiamente le aspettative.

Dinamica preoccupante dei prezzi nel settore servizi

L’attenzione degli esperti è però caduta, in particolare, sulla dinamica dell’inflazione dei servizi (molto seguita dall’Eurotower perché riflette le tensioni interne), che in febbraio è addirittura salita a un livello preoccupante perché potrebbe persistere a lungo. Secondo Tomasz Wieladek, chief european economist di T. Rowe Price, infatti, mentre l'inflazione di base dei beni continua a rimanere debole, dovrebbe preoccupare l’andamento dell'inflazione dei servizi destagionalizzata che è salita allo 0,51% (lasciando ipotizzare una stagionalità simile a quella del 2023). Indipendentemente dalla prospettiva, afferma ancora l’economista, si tratta di un dato molto forte, anche più del previsto. È chiaramente 'troppo forte', anche perché gli stessi indicatori prospettici suggeriscono che l'inflazione dei servizi potrebbe rimanere a lungo su livelli così elevati.

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Le pressioni sui salari non si fermano

Dalle indagini congiunturali, siano esse del PMI o della Ue, gli indici dei prezzi dei servizi sono aumentati per il quarto mese di seguito e sono chiaramente a livelli molto superiori a quelli necessari per raggiungere il target dell’inflazione. Le pressioni salariali, un fattore chiave dell'inflazione dei servizi, restano troppo forti. L'indicatore dei salari negoziati dalla Bce è salito al 4,5% e quello misurato da Indeed, molto seguito per tracciare il percorso della futura crescita dei salari, è ulteriormente salito. L'unica speranza di ridurre il passaggio di questi costi all'inflazione dei prezzi dei servizi era quella di ridurre il margine di profitto, ma questo richiede una domanda di servizi debole. L'ultimo PMI dei servizi suggerisce invece che l'attività dei servizi non sta diminuendo, il che significa che questo canale di aggiustamento sarà probabilmente più debole del previsto.

Bce a mani legate, il primo taglio si sposta a giugno

Questi dati – secondo Wieladek - legano le mani alla Bce, che dovrà mantenere una politica monetaria restrittiva più a lungo di quanto sperato dal mercato per ridurre la persistenza dell'inflazione dei servizi dall'economia. Ciò significa che la Bce potrebbe dover ritardare il primo taglio oltre giugno. E quando taglierà, aggiunge, probabilmente lo farà in modo graduale, forse una volta al trimestre piuttosto che a ogni riunione. Paradossalmente, insiste l’economista, attualmente non si può più escludere che la Bce debba eventualmente procedere a un nuovo rialzo se i dati che arriveranno nel frattempo indicheranno un'inflazione dell’indice dei prezzi al consumo armonizzato dei servizi in aumento e persistente. Anche secondo gli esperti di RBC BlueBay la Bce potrebbe procedere a un primo taglio dei tassi d’interesse attorno al prossimo giugno.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

bce tassi inflazione
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