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Borse: nel 2022 buone prospettive per i Paesi emergenti
L’azionario dei Paesi emergenti potrebbe essere una scelta promettente nel 2022. Due consigli da Rbc, soprattutto per gli investitori che seguiranno le politiche di Pechino: rimanere prudenti sui settori più vulnerabili e scommettere sulle aree legate alla sostenibilità.
Il mercato azionario dei Paesi emergenti ha buone probabilità di crescere nel 2022 dopo avere segnato il passo durante lo scorso anno, soprattutto per quegli investitori che hanno sovrappesato l’Indice MSCI Emerging Market sulla Cina (la quale, negli ultimi 12 mesi, ha registrato la più debole performance tra gli emergenti). È quanto stima Philippe Langham, head of emerging markets equities e senior portfolio manager di RBC Global Asset Management, secondo cui i problemi nel settore tecnologico sono in gran parte superati e la politica di Pechino è destinata a un allentamento dopo il rigore osservato nel corso del 2021. Nonostante questo scenario, secondo il gestore la selettività rimarrà comunque essenziale.
Il dollaro Usa sul punto di invertire la rotta
Da un lato, infatti, sarà importante rimanere prudenti nei settori vulnerabili alle politiche negative cinesi; sarà, però, altrettanto importante monitorare le aree che saranno probabilmente supportate da Pechino: come energia rinnovabile, auto elettriche e tecnologia indipendente. Ma le Borse emergenti non possono prescindere dall’indirizzo del dollaro Usa, la cui forza ha rappresentato negli ultimi anni un loro forte ostacolo. Secondo Langham ci sono però tre ragioni per credere che questa tendenza possa essere sul punto di invertirsi:
- la Fed ha ampliato in modo aggressivo il bilancio,
- i rischi internazionali sembrano in calo,
- è emerso un rally che sembra molto esteso in termini di durata e portata.
Valute ed economia in pole position
Prospettive positive anche per le valute emergenti, guidate da valutazioni estremamente convenienti, tassi reali relativamente alti e saldi delle partite correnti solidi. Ma al di là delle valute, Langham stima che ci sono comunque due fattori chiave che dovrebbero sostenere la performance dei mercati emergenti nel medio termine: gli utili e la crescita dei mercati emergenti sembrano destinati a migliorare rispetto ai livelli ciclicamente bassi, grazie a migliore produttività, riforme strutturali e politiche fiscali più favorevoli; inoltre, le valutazioni dell’azionario restano solide, in particolare rispetto ai mercati sviluppati, dopo una significativa sottoperformance negli ultimi anni.
Da preferire la gestione attiva
In questo contesto, per offrire rendimenti soddisfacenti agli investitori la gestione attiva sarà essenziale. Al riguardo l’esperto di RBC cita due esempi: una probabile maggiore focalizzazione sui fattori ESG o l’interesse per asset fuori benchmark. Langham ritiene, inoltre, che i titoli a più alto dividendo e le small cap dei mercati emergenti siano interessanti: considerato che hanno avuto la tendenza a fare bene su periodi più lunghi, mentre hanno sottoperformato negli ultimi anni.
Corea, Cile e Messico tra i più interessanti
La forte performance messa a segno nel 2021 dall’India ha reso questo mercato più costoso. Per contro, l’esperto ritiene che la Corea del Sud, il Cile e il Messico appaiono interessanti dal punto di vista delle valutazioni e, inoltre, tutti e tre i mercati hanno valute particolarmente convenienti. La strategia per il 2022 di RBC, inoltre, è quella di rimanere cauti su Brasile, Russia e Sudafrica, soprattutto a causa della loro crescita economica debole aggravata dall’aumento dell’inflazione. In particolare, spiega Langham, questi tre Paesi potrebbero essere particolarmente vulnerabili se i prezzi delle materie prime (cui sono fortemente dipendenti) dovessero scendere nel 2022.