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Pil: i dieci ostacoli sulla strada della ripresa
Il Pil italiano corre più della media europea. Gli esperti stimano per il 2021 una crescita del 6,3 per cento e del 4 per il 2022. La ripresa ha trovato propellente nell’ulteriore recupero della spesa delle famiglie, in particolare nei servizi. L’inflazione è attesa al 2,1 per cento quest’anno.
L’economia italiana, attesa a un rallentamento per il quarto trimestre di quest’anno, riuscirà comunque a conservare un tasso di crescita superiore alla media sia europea sia mondiale. Il nostro Pil, secondo le stime di Prometeia, nel 2021 accelererà del 6,3% (contro il 5,2% atteso per l’Eurozona e il +5,8% nel mondo), per stabilizzare il ritmo sul 2% nel 2024 (contro +1,8% stimato per l’Eurozona e il +3,3% a livello globale). Le prospettive per il nostro Paese rimangono dunque buone, anche se su tutto pende l’incognita della pandemia, con possibili nuove restrizioni che potrebbero essere decise per contrastare la diffusione della variante Omicron. L’Italia, sottolineano gli esperti, appare comunque fra i Paesi meglio posizionati nella lotta al Covid-19.
+4% il Pil nel 2022 secondo Prometeia
Prometeia ha individuato dieci fattori di rischio e opportunità destinati a influenzare, in una direzione o nell’altra, i prossimi tre anni della congiuntura. La ripresa spedita vista finora ha trovato propellente nell’ulteriore recupero della spesa delle famiglie, in particolare nei servizi. Nel terzo trimestre sono segnalati l’ottima tenuta degli investimenti in beni strumentali, ormai quasi tornati sui livelli pre-crisi, la crescita di quelli in costruzioni (spinta dagli incentivi fiscali) e la buona performance dell’export. Tendenze che permettono di guardare ai prossimi mesi con fiducia. L’atteso rallentamento atteso per il quarto trimestre non dovrebbe compromettere il trend rialzista: Prometeia stima che l’Italia chiuderà il 2022 in crescita del 4%.
Settore manifatturiero in buona salute
Per quanto riguarda la produzione industriale, l’Italia è l’unico tra i quattro grandi dell’Eurozona ad aver recuperato i livelli pre-crisi grazie a due fattori. Il primo è la produzione di mezzi di trasporto: un diverso posizionamento di gamma fra i Paesi, che porta l’industria italiana a soffrire meno la transizione green e la carenza di chip. Il secondo è il traino dell’export del comparto dell’alimentare,nel quale l’Italia detiene un vantaggio che è risultato meno sfavorito dalla pandemia, e della filiera attivata dalle costruzioni. Gli esperti ritengono che tali fattori di forza continueranno a proteggere la nostra manifattura dalle strozzature nell’offerta di materiali e dal caro energia, sempre che le turbolenze non durino troppo oltre la primavera.
Occhio all’inflazione, attesa dal 2,1% nel 2022
I segnali di miglioramento che arrivano dalle commodity e dai semilavorati, abbinati alla minore esposizione italiana, permetterebbero al Paese di recuperare la piena operatività in pochi mesi. Tuttavia, tanto più lontana sarà la normalizzazione, tanto maggiore sarà il rischio che anche la nostra manifattura debba rallentare. Altro tema è l’inflazione, determinata dai costi fatti lievitare dall’imperiosa ripresa della domanda e dalle strozzature dell’offerta. Al momento questi rincari sono in larga misura assorbiti dai margini delle imprese. Se entro l’estate si sarà normalizzata la situazione negli approvvigionamenti, il danno all’economia sarà contenuto. Prometeia stima un’inflazione in Italia all’1,8% nel 2021, al 2,1% nel 2022 e all’1,6% nel 2024.
Nessuna stagflazione, ma la politica monetaria ha armi spuntate
Per quanto riguarda la minaccia di stagflazione, gli esperti sono convinti che non si verificherà e nel loro scenario contemplano aumenti del tasso obiettivo sui Fed funds fino all’intervallo 0,75-1% a fine 2022, mentre la Bce dovrebbe proseguire nel ridurre l’acquisto di asset e rinviando al 2023 il primo rialzo dei tassi. Tuttavia, sostengono, la politica monetaria non è particolarmente efficace nei confronti di shock che riducono l’offerta. Inoltre, è ancora espansiva, i tassi reali rimangono in territorio ampiamente negativo sia negli USA che in Europa. Di conseguenza non escludono che l’inflazione risulti più persistente e che le Banche centrali debbano intervenire in modo più aggressivo di quanto attualmente scontato, con effetti maggiormente restrittivi sull’attività.
Le famiglie terranno stretto il risparmio accumulato
La crescita dipenderà anche dal recupero della fiducia delle famiglie, considerato che la loro propensione al risparmio è molto aumentata e che, secondo gli esperti, i livelli di consumo saranno recuperati solo alla fine dell’orizzonte di questa previsione al 2024 e che il risparmio accumulato non sarà disinvestito. Se le famiglie dovessero riconquistare fiducia più velocemente nelle prospettive economiche e l’inflazione non ne eroderà il potere d’acquisto, il recupero potrebbe essere anche maggiore. Intanto, la politica di bilancio rimarrà espansiva, con il Governo che ha privilegiato il sostegno alla crescita, rinviando il consolidamento dei conti agli anni successivi. Prometeia stima per il 2021 un debito/Pil in riduzione al 152,6% e al 146,4% nel 2024.
Il PNRR, un’occasione da non sprecare
L’Italia è tra i maggiori beneficiari dei fondi NGEU e l’uso che ne farà sarà cruciale per orientare la crescita, non solo da qui al 2026, periodo di valenza del piano. Di qui al 2024 Prometeia stima in circa 0,4 punti percentuali annui l’impulso alla crescita degli investimenti previsti dal PNRR. Il piano è un’opportunità per rilanciare produttività e crescita potenziale in una direzione più green e solidale. Se non sarà colta, secondo gli esperti, ci sarà il rischio che il Paese prosegua sul percorso dei decenni passati, di declino e allontanamento dai partner UE. Una delle condizioni affinché il PNRR sia efficace è la stabilità politica. Le prossime scadenze istituzionali saranno un passaggio importante per capire se e come gli attuali equilibri cambieranno.