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Caro energia: più debiti per il 69% delle imprese del terziario
Per quasi la metà delle imprese di Milano, Monza Brianza e Lodi è prioritario abbattere i costi dell’energia. Il 69 per cento di loro teme un aumento del debito, mentre per il 20 per cento c’è addirittura il rischio chiusura delle attività. È quanto emerge da una ricerca.
Sulle imprese lombarde si allunga l’ombra del caro energia, con disastrosi effetti sui margini: è, addirittura, una minaccia per la loro stessa esistenza. In altre parole, la guerra in Ucraina sta presentando un conto salatissimo. Per il 69% delle imprese del terziario di Milano, Monza Brianza e Lodi l’aumento dei prezzi per l’energia comporterà un maggiore indebitamento, primo passo che potrebbe avere conseguente più estreme: ovvero il rischio chiusura delle attività, paventato dal 20% di loro.
Ecco perché ben il 47% degli imprenditori ritiene prioritario abbattere i costi della componente energetica, prima che sia troppo tardi. Il timore è così elevato che in massa (60%) puntano sulle fonti rinnovabili, mentre il 44% si dice favorevole al nucleare di nuova generazione.
I timidi segnali di ripresa si scontrano con il caro-bollette
È la foto scattata da Confcommercio MiLoMb sulle conseguenze del conflitto, all’interno di una ricerca cui hanno partecipato 767 imprese, l’80% di Milano e Città Metropolitana e il 76% fino a cinque dipendenti (dettaglio non alimentare 26%, ristorazione 19%, servizi, agenti e rappresentanti 13% e ingrosso 9% le categorie più rappresentate). È allarme indebitamento, ha affermato Marco Barbieri, segretario generale Confcommercio MiLoMb, con le imprese del terziario chiamate a confrontarsi quotidianamente con marcati rincari dell’energia. Se da una parte ci sono segnali di ripresa (soprattutto nel turismo), questi però non sono sufficienti per parlare di piena ripartenza. Ecco perché, insiste Barbieri, è importante intervenire con un abbattimento strutturale dei costi dell’energia, con ristori immediati per le imprese in raccordo con l’Europa, e proseguire nelle moratorie fiscali e creditizie.
Servizi e ristorazione i settori più penalizzati
In questo momento, secondo il 51% degli imprenditori, l’aumento del costo dell’energia è la misura che impatta di più sulla loro attività. È rilevante anche il peso dato (26%) all’apprezzamento delle materie prime. In scia, vengono elencate le difficoltà nel rifornimento dei prodotti (11%) e del turismo (10%). Lo shock energia colpisce di più i servizi (76%) e la ristorazione (61%). I rialzi segnalati per le bollette sono elevati: aumenti entro il 50% per il 53% delle imprese, 50-100% per il 31%, 100-200% per il 12% e oltre il 200% per il 4%. Il caro-bollette ha colpito in particolare la ristorazione e gli agenti rappresentanti. Da gennaio i costi delle commodity sono rincarati dal 20 al 50% per il 44% delle imprese, fino al 20% per il 34% e dal 50 all’80% per il 15%. Il 5% segnala incrementi superiori all’80%, mentre solo il 2% non ha registrato aumenti nei costi delle materie prime.
Per il 60% bisogna puntare sulle rinnovabili
L’indagine di Confcommercio MiLoMb ha posto un quesito per capire quali ripercussioni dirette ha su un’impresa l’aumento dei prezzi dell’energia. Nel dettaglio, oltre alla preoccupazione per un maggiore indebitamento (69%) e il timore di chiudere i battenti (20%), l’11% mette nel conto una riduzione dei collaboratori. L’abbattimento dei costi energetici è la misura prioritaria per la ripresa: lo indica il 47% delle imprese. Il comparto più sensibile (59%) è la ristorazione. Il 27% chiede nuovi sostegni/indennizzi raccordati con l’Europa, poi moratorie fiscali e creditizie (14%) e finanziamenti agevolati per investimenti (12%). Ma su quali direttrici bisogna orientarsi per sostenere la transizione energetica e uscire dall’emergenza? Il 60% delle imprese indica di puntare sulle rinnovabili, il 47% sulla diversificazione delle forniture energetiche e il 44% sul nucleare di nuova generazione.