- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
Cashback: fallisce l’obiettivo di contrastare l’evasione
Il cashback non contrasta efficacemente l’evasione fiscale poiché non va a toccare i piccoli lavori e servizi che, solitamente, vengono saldati in contanti. Secondo Itinerari Previdenziali il contrasto di interessi potrebbe risultare più efficace nella lotta contro l’evasione fiscale.
Il cashback, la possibilità di essere rimborsati in rapporto al valore degli acquisti effettuati con pagamenti elettronici, non funziona. O, almeno, ha fallito uno dei principali obiettivi che il Governo si era prefissato varando questa iniziativa: quello di contrastare l’economia sommersa e l’evasione, ambiti dove il Paese occupa la poco invidiabile leadership europea. È quanto emerge da un’analisi del presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, Alberto Brambilla. L’Italia, ricorda l’esperto, secondo il più recente rapporto Ue, ha il record dell’evasione fiscale e contributiva: ogni anno i mancati pagamenti allo Stato ammontano a 190,9 miliardi di euro. Molto a distanza seguono la Germania (125,1 miliardi) e la Francia (117,9 miliardi).
La maggior parte dell’evasione dai piccoli lavori/servizi
E perché il cashback ‘digital’ non funziona in un Paese ad alta infedeltà fiscale? Perché la maggior parte dell’evasione riguarda importi modesti, quelli riferiti ai servizi che vengono forniti alle famiglie, sui quali gravano imposte dirette e indirette (IVA, IRPEF, contributi). Quelli che di solito sono saldati in contanti. L’Agenzia delle Entrate, in una foto dei redditi del 2018, offre un chiaro spaccato di questa situazione: il 74% degli oltre 41 milioni di dichiaranti versa un'aliquota molto bassa, tant’è che il 43,88% dichiara redditi da zero (o addirittura negativi) a 15mila euro lordi l’anno (una media di meno di 7.500 euro l’anno per vivere) e versa all’erario solo il 2,42% di tutta l’IRPEF, mentre un altro 13,84% ne versa il 6,56%. Significa che il quasi il 60% degli italiani (57,72%) versa (al netto del bonus Renzi), l’8,98% dell’IRPEF, cioè 15,4 miliardi su un totale di oltre 170, pari a soli 442 euro in media per ognuno dei 34,84 milioni di cittadini.
Tempi stretti per ridurre la circolazione del contante
Insomma, oltre la metà delle operazioni contemplate dal cashback venivano già saldate con la moneta elettronica e quindi, secondo Itinerari Previdenziali, oltre la metà dei soldi stanziati dallo Stato sono regalati. L’altro obiettivo dal Governo è quello di limitare progressivamente l’utilizzo del contante, caratteristica che colloca l’Italia - anche in questo caso – ai primi posti tra i Paesi più sviluppati. Un Target, secondo Brambilla, che poco si sposa con i costi aggiuntivi richiesti dall’uso della moneta elettronica e, soprattutto, con i tempi stretti indicati dall’Esecutivo per ridurre obbligatoriamente la circolazione del contante: si potrà usare fino a un massimo di 1.999,99 euro (prima erano 2.999,99) fino al 31 dicembre 2021 e, dall'1 gennaio 2022 a 999,99 euro, la cifra più bassa di tutta Europa.
Itinerari Previdenziali propone il ‘contrasto di interessi’
L’unica proposta seria, rispetto alla ‘lotteria degli scontrini’ o del cashback, secondo l’analisi è introdurre il ‘contrasto di interessi’: per un periodo sperimentale di 3 anni le famiglie possono portare in detrazione delle imposte il 50% delle spese effettuate con regolare fattura elettronica (incrocio dei codici fiscali) nel limite di 5mila euro annui per una famiglia di 3 componenti, che aumenta di 500 euro per ogni ulteriore componente. Nel caso di incapienza potrebbero essere previste misure compensative (quota asili nido, mense ecc). Tra le voci detraibili manutenzione della casa (idraulici, elettrici, edili, tappezzerie, mobili), manutenzione di auto, moto e biciclette, aiuti domestici.
Ci guadagnano le famiglie e le entrate dell’Erario
Con la proposta che arriva da Itinerari Previdenziali, la famiglia risparmierebbe 2.500 euro di IRPEF (come pagare i lavori, IVA compresa, al 50%) facendo concorrenza agli irregolari: il che equivale a una quattordicesima mensilità che, per redditi fino a 35mila euro, rappresenta una riduzione del 50% del cuneo fiscale. Da parte sua, lo Stato vedrà migliorare le entrate fiscali e contributive tra il 10 e il 15% (IVA evasa per 8 fatture su 10) che, su circa 190 miliardi, fanno 19 miliardi, perché le tasse che deduce la famiglia le paga il fornitore, contributi e IVA inclusi. La proposta prevede, sempre a favore del contrasto di interessi, anche la reintroduzione dei voucher lavoro per la lotta al micro-sommerso.