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Cgia: insufficienti 3,6 miliardi come risposta al Coronavirus
I 3,6 miliardi di euro annunciati dal Ministro dell'economia a sostegno della crescita non sono sufficienti per esperti ed economisti a porre rimedio ai danni del Coronavirus. Secondo l’Ufficio studi di Cgia di Mestre servirebbero almeno 10 miliardi di euro, per evitare una pesantissima recessione.
Appena un paio di giorni fa il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha preannunciato risorse per 3,6 miliardi di euro (pari allo 0,2% del Pil), a sostegno della crescita: un sforzo ritenuto da molti poco significativo rispetto ai danni che sta facendo alla nostra congiuntura l’influenza da Coronavirus. Le critiche, oltre che dall’opposizione, sono giunte da economisti ed esperti. Tra questi spicca l’analisi arrivata da Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi di Cgia di Mestre, che ha chiesto al Governo “di intervenire con una misura economica shock di medio-lungo periodo di almeno 10 miliardi di euro, per evitare di scivolare verso una pesantissima recessione”. Recessione che alcuni analisti mettono comunque già in conto per il primo trimestre, anche se solo su basi tecniche (crescita negativa per due trimestri di seguito).
Veneto e Lombardia non sono lazzaretto d’Europa
“I 3,6 miliardi dal ministro Gualtieri sono insufficienti. Se l’Esecutivo crede di poter dilazionare nel tempo le misure di rilancio del Paese sbaglia: o si interviene subito, con una forte sterzata, altrimenti – secondo quanto teme Zabeo - siamo destinati a scivolare verso una recessione pericolosissima”. Poi lo studioso punta il dito contro l’immagine negativa “scesa” su una parte del Paese, per la precisione tutto il Nord, sottolineando che “Veneto e Lombardia non sono il lazzaretto d’Europa, basta con questo danno di reputazione che rischia di penalizzarci oltre misura. Siamo il motore del Paese: viviamo di turismo, di cultura, di bellezza, di tecnologie avanzate e di prodotti di altissima qualità. Se continuiamo ad essere additati come un popolo di appestati rischiamo l’emarginazione economica”.
Nel Nord generato metà del Pil e del gettito fiscale
Sul peso economico dell’area citata da Zabeo, le ricerche di Cgia evidenziano come in Lombardia, Veneto, Emilia Romana, Piemonte e Liguria viene “generata” la metà del Pil nazionale e del gettito fiscale che finisce nelle casse dell’Erario. Un’area dove ci lavorano (nel settore privato) 9 milioni di addetti (pari al 53% della forza lavoro del Paese). Una zona dalla quale parte i due terzi dell’export italiano e dove si concentrano circa il 53% degli investimenti lordi. Molti settori produttivi, segnala, “sono già allo stremo, per questo chiediamo al Governo di approvare subito un intervento di medio-lungo termine che preveda il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e l’estensione degli stessi ai settori che oggi ne sono sprovvisti”. Inoltre bisogna ridare credito alle Pmi e che la Pa paghi i propri debiti.
Rilanciare gli investimenti pubblici
In sintonia con Zabeo anche il segretario di Cgia, Renato Mason, ricorda che “nei giorni scorsi il Commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha annunciato che Bruxelles, così come ha già fatto in passato quando abbiamo affrontato altre importanti emergenze come il terremoto nel centro Italia e l’arrivo in massa dei migranti nei porti del Sud, ci riconoscerà una dose di flessibilità che ci consentirà di non rispettare gli impegni assunti in merito al rapporto deficit/Pil. Risorse che, a nostro avviso, sono di almeno 10 miliardi, che devono essere spesi per la rilanciare gli investimenti pubblici, per ammodernare questo Paese, in altre parole per ridare fiato a una economia che, altrimenti, rischia di implodere”. E questo, sostiene, non può che partire da un piano di investimenti pubblici straordinario.
Ue, pronta a tutte le mosse necessarie
Bruxelles, comunque, apre le porte agli aiuti. La Commissione Ue, ha affermato il commissario dell’Economia Gentiloni, “è pronta a utilizzare tutte le opzioni e strumenti a disposizione per sostenere la crescita” sulla cui dinamica sta pesantemente impattando il Covid-19. È chiaro, ha aggiunto, che “negli ultimi dieci giorni sono aumentate le ricadute fuori dalla Cina e questo ha cambiato il quadro generale”, soprattutto per quanto riguarda il turismo e il commercio. In particolare “vediamo materializzarsi i rischi di battuta d'arresto, anche se è presto per misurarne l'impatto: questo non significa che possiamo minimizzare la situazione”. Per affrontare questa situazione, ha detto, “serve una risposta organica e coordinata per reagire all'emergenza e saranno valutate le misure appropriate, quando necessarie”.