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Coronavirus: Swg misura le paure degli italiani
Nelle ultime settimane è cresciuto molto il pessimismo degli italiani circa l’impatto che avrà il Coronavirus sulla loro vita. Da un elemento percepito come ‘distante’, fino a quando rimaneva circoscritto alla Cina, l’influenza da Covid-19 è oggi considerata invece una seria minaccia dalla maggior parte dell’opinione pubblica. L’agenzia specializzata in ricerche di mercato Swg ha cercato, tra il 26 febbraio e il 2 marzo, di fotografare il pensiero dei concittadini circa la gestione dell’emergenza e la loro valutazione su come questa possa impattare sull’economia. In particolare, ha cercato di misurare le loro paure - soprattutto per il posto di lavoro e per la situazione sanitaria - e anche la loro fiducia nelle autorità preposte a gestire la crisi.
L’evoluzione della crisi in quattro fasi
La crisi da Coronavirus che ha scosso profondamente l’opinione pubblica del Paese, provocando un’altalena emotiva, si può dividere in quattro fasi. La prima è relativa ad una ‘strana’ influenza confinata nella sub-provincia cinese di Wuhan (regione di Hubei), di cui si hanno notizie frammentate (sino alla segnalazione di Pechino all’Oms) tra la fine di dicembre dello scorso anno e il 23 gennaio. La fase due scatta quando il virus esce dai confini cinesi (24 gennaio-20 febbraio): si affaccia in Europa e, soprattutto, in Italia. Nell’Osservatorio Swg del 4 febbraio il 62% dei cittadini di definiva preoccupato, il 37% di avere cambiato abitudini e il 49% esprimeva soddisfazione per l’azione del Governo (prime disdette di prenotazioni turistiche).
I primi assalti ai supermercati
L’accelerazione delle paure si è avuta con la terza fase (tra il 21 e il 23 febbraio), quando l’epidemia diventa una questione italiana con l’individuazione dei primi contagiati (il focolaio di Codogno) e con i primi morti. L’informazione mette in prima pagina il dramma e, secondo la ricerca, scattano “i primi assalti ai supermercati con un crollo verticale della fiducia sul prossimo futuro”. C’è poi la quarta fase, quando cambia radicalmente il mood comunicativo dei media: il contagio fa meno paura dal punto di vista sanitario (il 33% degli intervistati da Swg ritiene probabile subire il contagio e l’84% ritiene che in Italia non si arriverà a 500 decessi), mentre crescono i timori per le conseguenze economiche derivate dalle azioni di contenimento.
S’impenna la preoccupazione per l’economia
A fine febbraio la paura per l’andamento della congiuntura prende il sopravvento sulla paura per il contagio. Nel dettaglio, secondo la grafica, la percentuale dei intervistati pessimisti rispetto all’economia italiana (che all’inizio della fase due era al 25%) il 20 febbraio era già salita al 29%, per poi schizzare al 52% nel mezzo della fase tre. Contestualmente i preoccupati per la diffusione del coronavirus, che a fine gennaio erano al 62%, si sono assestati al 48% verso fine febbraio. In un’altra grafica risulta che, in soli quattro giorni, è raddoppiata la quota di pessimisti sul futuro. Dal 18-20 febbraio al 22-24 febbraio gli ottimisti sono scesi al 6% (dall’8%), i pessimisti sono balzati al 52% (dal 29%) e i ‘neutrali’ sono passati al 42% (dal 63%).
Eccessive le misure di contenimento, scendono i timori
Vediamo come i livelli di preoccupazione stiano rientrando dall’inizio dell’epidemia, in particolare nella regione dove è stato scoperto il primo focolaio. Alla domanda di quanto è preoccupato per la diffusione del coronavirus, il 42% degli italiani ha riposto “poco” e ben il 48% ha risposto “molto+abbastanza” (10% “per niente”). Quest’ultima percentuale scende al 44% (dal 62% segnalato a fine gennaio) se parliamo della singola Lombardia. La stessa regione registra inoltre la quota più ampia di chi ritiene che le misure di contenimento del coronavirus siano eccessive: 31% contro una media del 22%. A livello nazionale il 32% è concorde nel ritenere che si stiano prendendo tutte le misure necessarie, mentre il 29% dice che si potrebbe fare di più.
Gestione dell’emergenza: per il 60% si è agito d’impulso
Per quanto riguarda i timori circa la nostra crisi economica, il 55% degli italiani ritiene che la gestione della crisi da parte delle istituzioni sanitarie abbia creato danni al Paese ben più gravi rispetto a quelli che ci sarebbero stati con una maggiore diffusione del virus. Secondo il 60%, infatti, si è agito d’impulso, senza tenere conto delle possibili ricadute sulla congiuntura. Tra le principali preoccupazioni degli italiani, secondo quanto emerge dalla ricerca Swg, ci sono le ripercussioni economiche e quelle sul mercato del lavoro. Se da una parte solo il 33% dice di temere di contrarre personalmente il virus, dall’altra il 53% ammette di temere per la propria attività/azienda il 44% di perdere il proprio posto di lavoro.
Per il 44% la crisi durerà altri 2-3 mesi
La Protezione Civile è la fonte più accreditata (78%) da parte degli italiani per seguire la crisi, mentre mantengono cautela nei confronti dei media e diffidenza rispetto ai social. Per il 44% dei cittadini l’emergenza da coronavirus durerà “ancora due-tre mesi”. Per il 30% si risolverà invece nel giro di “poche settimane”. I pessimisti, per i quali “durerà più a lungo”, si fermano al 13%.