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Competitività: l’Italia, potenziale inespresso
L'Italia ha un enorme potenziale per gli investitori internazionali: ha un grande patrimonio culturale e una grande dinamicità delle aziende, in particolare sul fronte dell'export. Protagonisti i distretti industriali, che vedono l'Italia come quarto miglior Paese al mondo in questo ambito.
L'Italia è sotto i riflettori degli investitori internazionali, consapevoli che abbia un enorme potenziale in termini di competitività anche se, al momento, fa fatica a esprimerlo. Il Paese, riconoscono, ha comunque un enorme patrimonio culturale e una grande dinamicità delle sue aziende, in particolare sul fronte dell'export: buone basi che possono permettere un miglioramento della sua posizione nel ranking mondiale della competitività. In particolare ad attrarre i capitali stranieri è la qualità che caratterizza i distretti industriali, che vedono l'Italia come quarto miglior Paese al mondo in questo ambito (con una media di 5,5 in un voto che arriva a un massimo di 7). Sono le conclusioni del 'Rapporto sulla competitività 2019' dell’Eight International, network globale di 23 società di consulenza indipendenti che operano in 20 Paesi, rappresentato in Italia da New Deal Advisors.
Un peso la burocrazia, l’instabilità politica, il debito
L’analisi parte dal presupposto che il Pil non sia il solo fattore che riveli puntualmente l’andamento economico di un Paese, mentre la voce ‘competitività internazionale’ restituisce un quadro più definito della realtà perché prende in esame altri aspetti tra cui la stabilità politica, l’innovazione, l’istruzione e la qualità della vita. Emerge che a fare da zavorra alle potenzialità del Belpaese è un concorso di fattori che comprende il peso della burocrazia, dell’instabilità politica e dei conti pubblici. Lo studio analizza 38 graduatorie internazionali pubblicate da vari enti e istituti internazionali riguardanti 5 macro-temi: la forza dell'economia, le opportunità per le aziende, la stabilità politica e sociale, l'istruzione e la salute e il benessere ed esamina i primi 25 Paesi al mondo in termini di Pil.
Tra eccellenze e punti deboli
L'Italia, come spesso accade nelle graduatorie che la rapporta al contesto internazionale, ne esce con un mix di tante eccellenze e altrettante (forse anche di più) debolezze. Il tutto condizionato da una grande incertezza: “c'è un grande punto interrogativo sul futuro indirizzo dell'Italia” stima l’analisi, sottolineando che nonostante la presenza di aziende molto dinamiche e un robusto export, la posizione economica di quella che resta l'ottava economia mondiale è deludente, oltre a essere stata in una situazione precaria per buona parte dell'ultimo decennio. In particolare, le classifiche economiche puntano tutte su una perdita di slancio. Disoccupazione e debito pubblico sono a livelli costantemente alti e preoccupanti e pongono l’Italia al 33esimo posto su 36 Paesi nel primo caso e al 183esimo su 188 nel secondo.
Gli investitori stranieri chiedono soluzioni dei problemi
Secondo il rapporto, il peso della burocrazia nel nostro Paese è uno dei più alti al mondo (136esimo posto su 140 Paesi) e gli oneri connessi all'occupazione e alla regolamentazione sono un ostacolo allo sviluppo delle imprese. Mentre l'attuale quadro politico crea incertezza, gli investitori si chiedono e vogliono sapere come l'Italia intenda fare fronte alle difficili, ma necessarie scelte economiche. In particolare serve stabilità politica per rilanciare la crescita e mettere fine all'annosa disputa con la Commissione Ue sui conti pubblici. Non aiuta certamente né l’assenza di un'identità nazionale che unifichi il Paese (le appartenenze regionali contano probabilmente più che nella maggior parte dei partner Ue), né il suo forte arretramento nella classifica delle disparità di genere e di reddito: l'Italia è al 70esimo posto su 140 Paesi nella classifica del 'gap' di genere globale, registrando il peggior calo (-30 posti dal 2015) di qualsiasi altro Paese europeo incluso nel rapporto.
Lode per libertà di stampa, salute e cultura
Nel frattempo il Paese ha perso posizioni anche nella classifica dedicata allo stato della democrazia, passando dal 21esimo al 33esimo posto, pur registrando nello stesso tempo la maggiore crescita in termini di libertà di stampa (dal 73esimo al 46esimo posto). Le indicazioni migliori, come accennato, arrivano dalle classifiche che monitorano la salute e il benessere. L'aspettativa di vita media degli italiani è al quinto posto nel mondo e la qualità della vita del Paese è altrettanto notevole. L'influenza creativa e il patrimonio culturale della Penisola sono considerati i più grandi e importanti al mondo. L’Italia è inoltre sesta al mondo per i diritti dei lavoratori, nona per le pubblicazioni scientifiche, nona per la qualità delle istituzioni di ricerca e l'11esima per le connessioni aeroportuali. Il suo potenziale è riconosciuto dagli investitori internazionali - chiude il rapporto - ma il Paese deve darsi da fare per essere più competitivo.