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Coronavirus: BVA Doxa, imprese italiane preoccupate
BVA Doxa, su un campione di 301 aziende di vari settori, ha condotto un sondaggio che ha evidenziato come il protrarsi della pandemia e dell'emergenza sanitaria abbia portato le aziende italiane a preoccuparsi maggiormente per preservare la sostenibilità economica.
La preoccupazione delle aziende italiane è cresciuta in sintonia con il protrarsi dell’emergenza per la diffusione del coronavirus, e quindi sono sempre più impegnate a mettere in campo tutte le strategie possibili per preservare la sostenibilità economica. È questo il quadro delineato da una ricerca realizzata da BVA Doxa - su un campione di 301 aziende (di diversi settori e dimensioni, di respiro nazionale e internazionale) - sugli effetti della diffusione del covid-19, considerate le misure più restrittive varate dal Governo per contenerne il contagio.
Solo un’azienda su tre rimane ottimista per il futuro
Benché gli analisti ritengano che sia troppo presto per quantificare le ripercussioni, soprattutto con l’incognita dei tempi e della diffusione dell’influenza, il risultato dell’indagine è scoraggiante. La maggior parte delle aziende consultate, il 67% per l’esattezza, ha espresso timori che la situazione avrà ripercussioni particolarmente consistenti per un lungo periodo di tempo. Solo un terzo delle aziende è invece più ottimista e ritiene che la crisi possa risolversi nell’arco di qualche mese.
Impatto negativo sin da quando è esplosa la crisi
In una situazione di grande incertezza per quanto riguarda la durata dell’emergenza in corso, l’impatto della diffusione pandemica sul business - secondo il lavoro di BVA Doxa - si può descrivere come brusco e immediato: ben il 76% delle aziende intervistate dichiara un impatto negativo fin dalla prima ora, mentre un’azienda su cinque prevede di riscontrare i primi effetti a partire dal prossimo mese di aprile. Effetti che quattro aziende su cinque reputano sin da ora che saranno elevati e che colpiranno in ugual misura sia le aziende piccole, con meno di 50 dipendenti, così come quelle grandi, con oltre mille dipendenti.
Timori per la domanda interna, ancora dubbi sull’export
Per due aziende su tre l’emergenza influirà negativamente sulla domanda dei prodotti e dei servizi a livello nazionale. Quasi la metà, il 45%, sostiene che dovrà affrontare un calo molto forte, del 10%. Appaiono più incerte invece le prospettive sulla domanda di prodotti e servizi in arrivo dai mercati internazionali: il 34% non sa ancora esprimersi sui futuri scenari, anche se c’è già un 43% delle aziende che dichiara già di osservare ripercussioni negative anche sull’export. In generale, a esprimere maggiori preoccupazioni sono soprattutto i piccoli imprenditori: per il 77% delle PMI si verificheranno importanti diminuzioni della domanda interna, mentre per il 56% di quella oltre confine.
Atteso calo investimenti, soprattutto nella pubblicità
Per contrastare la crisi e preservare la sostenibilità economica, le aziende italiane hanno in programma di ridimensionare di molto gli investimenti. A subire le riduzioni più importanti, secondo la ricerca, saranno i budget per marketing e comunicazione: quasi la metà (49%) taglierà le attività di advertising e media spending, mentre il 45% quelle di marketing. Altre riduzioni importanti toccheranno alle politiche di sviluppo commerciale (39% delle aziende), al lancio di nuovi prodotti e servizi (33%) e alle attività di ricerca e sviluppo (26%). C’è comunque una percentuale significativa che intende andare in controtendenza per alcuni investimenti strategici: un’azienda su quattro incrementerà, infatti, le attività di marketing mentre il 41% sfrutterà il momento per aumentare o mantenere la propria presenza sui media.
Lo smart working funziona e proseguirà anche dopo l’emergenza
Il 73% delle imprese consultate ha introdotto il telelavoro in maniera ‘massiva’, ovvero applicato al maggior numero di dipendenti. Sono una minoranza (17%) è riuscita ad attuarlo solo in modo contenuto e circoscritto ad alcune aree/funzioni, mentre un’azienda su dieci lo applica marginalmente, ovvero in maniera riservata a specifiche figure. Se si parla delle multinazionali con sede in Italia, il 90% di loro è già in smart working. Nel complesso, ben il 90% delle aziende esprime un giudizio favorevole in termini di efficienza e gestione ottimale dell’attività lavorativa con il telelavoro. Non solo: per due aziende su cinque - in particolare quelle attive nei settori finance, utilities e TLC - i cambiamenti organizzativi introdotti in questo periodo saranno continuativi anche a emergenza finita.