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Coronavirus: l’influenza fa sempre più rima con recessione
La rapida diffusione del Coronavirus inizia a preoccupare gli analisti per una possibile recessione. La produzione è rallentata o, in alcuni casi, persino bloccata. L'economia del nostro Paese sta accusando un duro colpo e gli esperti stimano più pressione sull'economia italiana.
Il rapido diffondersi del coronavirus ha fatto sì che l’influenza iniziasse a ‘fare rima’ con la parola recessione. Certamente la situazione in Italia è ancora in evoluzione, però già adesso le attività produttive di una buona parte dell’area più attiva del Paese sono rallentate se non addirittura – in molti casi – bloccate. I pessimisti già mettono in conto una recessione tecnica (secondo trimestre consecutivo di crescita negativa) per il primo trimestre di quest’anno, sulla scia della pesante performance accusata dalla nostra congiuntura nell’ultimo scorcio del 2019 (Prodotto interno lordo calato dello 0,3% rispetto al terzo trimestre, mentre è rimasto invariato su base tendenziale).
Moody’s: fa aumentare le pressioni su un ciclo già debole
Il primo giudizio negativo sulla possibile evoluzione del ciclo è arrivata da Moody’s, secondo cui l’epidemia – partita dalla Cina - “mette sotto ulteriore pressione il già debole outlook dell'economia italiana e fa aumentare il rischio che l'Italia scivoli in recessione”. Infatti, recita il rapporto dell’agenzia, “sebbene la dimensione e la durata dell'impatto siano in questa fase altamente incerti, temporanei distorsioni dei consumi e della produzione sono chiaramente probabili”. Attualmente la valutazione del nostro Paese (Baa3, con prospettive stabili) non cambia, perché incorpora già un profilo di crescita già debole anche senza tener conto dell’impatto dell’epidemia, che l’agenzia stima “che sarà contenuta e di durata relativamente breve”. La società di rating prevede comunque che saranno varate “misure fiscali per mitigare l'impatto del coronavirus sull'economia”, "molto dipenderà dalla lunghezza e dalla gravità della crisi”.
Ue: l’impatto sull’economia globale sarà notevole
Dello stesso tenore è la valutazione arrivata da Bruxelles circa le prospettive della congiuntura a seguito del Covid-19. “L'impatto della diffusione del coronavirus sull'economia mondiale sarà notevole per l'economia globale e per l'economia europea perché – ha affermato il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni - la Cina rappresenta quasi un quinto dell'economia mondiale”. Per quanto riguarda l’Italia, ha aggiunto, l'andamento della sua economia “sarà condizionato molto dall'evoluzione della diffusione del coronavirus, il cui impatto è un motivo in più per associare alla priorità assoluta della protezione della salute dei cittadini anche l'impegno a limitare la diffusione di panico, che porta al blocco delle attività economiche anche quando non ritenuto necessario dalle autorità sanitarie".
Gentiloni, ipotesi di più flessibilità in caso di emergenze
Un’involuzione del ciclo economico particolarmente pesante ha rilanciato l’ipotesi di ricorrere alla flessibilità sui conti pubblici per le maggiori spese che l'Italia sosterrà per fronteggiare l'impatto della diffusione del coronavirus. “Nelle regole del patto di stabilità – ha ricordato a questo riguardo Gentiloni - sono previste clausole di flessibilità legate a circostanze eccezionali e quindi sarà oggetto di discussione nei prossimi mesi in quali Paesi e a quali condizioni queste circostanze eccezionali potranno essere usate”. Provvedimenti già usati in passato. “Senza dubbio – ha aggiunto -, sono state usate per il terremoto in Italia, quindi direi che la risposta è già nelle nostre regole”.
Janus HI, paradossale il panico dei mercati ora
Una valutazione si quello che sta succedendo sulle piazze finanziarie è arrivata da Paul O'Connor, responsabile del team Multi-Asset di Janus Henderson Investors. I mercati, ha spiegato, temono una pandemia globale di coronavirus e “sembra alquanto paradossale che gli investitori finanziari si siano fatti prendere dal panico proprio nel momento in cui la percentuale di crescita giornaliera del numero d’infettati scende al tasso più basso dall'inizio dell'epidemia”. Infatti, ha sottolineato, le guarigioni giornaliere dalla malattia hanno superato le nuove infezioni nel corso dell'ultima settimana, per cui il numero di casi attivi a livello globale è ora in realtà in diminuzione da otto giorni consecutivi. Da ricordare che il 96% dei casi confermati del virus si è verificato in Cina, dove le aggressive misure di contenimento si sono rivelate molto efficaci.