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GB: le molte sfide che aspettano il nuovo Premier Truss
Il nuovo Premier del Regno Unito affronta un’economia sull’orlo di una recessione, un’inflazione ai massimi da 40 anni e che è destinata ad aumentare ulteriormente e un costo della vita che gonfia la schiera dei poveri. Poco apprezzato dai mercati il suo programma di più spesa e meno tasse.
Il percorso del nuovo Premier del Regno Unito si annuncia subito in salita. Liz Truss, che ha rimpiazzato il sempre più impopolare Boris Johnson a Downing Street, dovrà affrontare tutta una serie di questioni scottanti che richiedono un'attenzione urgente. Tra queste, citano gli esperti di Schroders, Sue Noffke, Andy Brough e Jean Roche, la crisi del costo della vita scaturita dalla corsa dell'inflazione (al top da 40 anni), i prezzi dell'energia alle stelle, una serie di scioperi che fiaccano l’economia del Paese e le difficoltà irrisolte legate alla decisione del Regno Unito di lasciare l'Ue. Senza contare, aggiunge Eiko Sievert, direttore, sovereign e public sector rating di Scope Ratings, che il Governo si confronterà immediatamente con la sfida alla credibilità fiscale tra tasse e promesse di spesa fatte proprio da Truss.
In gioco la credibilità con meno tasse e più spesa
In particolare, stima l’esperto, i piani di riduzione delle tasse e spesa anticipati dal neo Primo ministro rischiano di mettere a dura prova le finanze pubbliche e la fiducia degli investitori nel caso in cui queste riforme non rafforzino la credibilità fiscale e preservino l'indipendenza delle Autorità di regolamentazione finanziaria e della Banca d'Inghilterra. Truss, con le promesse fatte in campagna elettorale, ha messo in gioco la sua credibilità perché, stima Sievert, il contemporaneo taglio delle tasse-aumento della spesa per compensare la crisi energetica potrebbe indebolire le finanze pubbliche, determinando rischi per l'economia britannica che già suggeriscono che la sua crescita sarà lenta. Mentre le proposte di riforma delle Autority e della BoE sollevano dubbi sulla possibilità di salvaguardare la loro indipendenza.
La crisi del costo della vita
L’attenzione degli analisti di Schroders si concentra, in primis, sul costo della vita visto che nei prossimi mesi le famiglie britanniche dovranno affrontare una compressione del reddito su più fronti. Entro fine 2022 prevedono un'inflazione a due cifre, oltre a un calo a due cifre della spesa discrezionale, poiché il quasi raddoppio dei prezzi del gas all'ingrosso si ripercuote sui prezzi dell'energia al dettaglio pagati dai consumatori. Nel Regno il reddito familiare mediano (al netto delle imposte) è di 31.400 sterline: un aumento di 1.500 sterline delle bollette energetiche per famiglia tipo equivale a circa il 5% del reddito annuale e l'aumento del costo dei mutui sembra essere di entità simile. Il tutto mentre i redditi delle famiglie continueranno a contrarsi e i tassi rimarranno puntati al rialzo a causa dell’inflazione.
Le famiglie più povere saranno le più penalizzate
Da gennaio, il reddito familiare è cresciuto grazie a un mercato del lavoro tonico e ai risparmi accumulati durante i lockdown legati al Covid-19. Il tracker dei redditi della catena di supermercati ASDA a luglio 2022 mostra un calo del 16,5% annuo del reddito delle famiglie (esclusi i bonus) al netto di tasse e spesa per i beni di prima necessità. Ciò equivale a una perdita di 40 sterline a settimana, ed è probabile che aumenti ulteriormente. Gli esperti di Schroders sottolineano che i risparmi accumulati durante la pandemia – stimati attorno ai 190 miliardi di sterline - non sono equamente distribuiti. Le famiglie britanniche con basso reddito hanno in genere risparmi limitati o inesistenti, e così quelle più povere sentiranno la stretta in modo più acuto rispetto a quelle che dispongono di un reddito medio o alto.
L’inflazione oltre il 13% nel 2023
Il panorama, oltre a contemplare una situazione economica alquanto difficile, sconta anche il fatto che quasi un quarto di tutte le famiglie d’Oltremanica non ha risparmi e un altro 9% ha risparmi pari o inferiori a 250 sterline. Un quadro poco incoraggiante per la Truss, tenuto conto che con un'inflazione che probabilmente supererà il picco del 13% previsto dalla Bank of England (BoE), a metà del 2023 i lavoratori non godranno di una situazione migliore rispetto a 20 anni fa (da uno studio della Resolution Foundation). Dal fronte del mercato del lavoro le cose non vanno meglio. Gli scioperi infatti sono destinati molto probabilmente a continuare, perché i lavoratori britannici stanno subendo il maggior calo delle retribuzioni reali (salari aggiustati per l'inflazione) dal 1977 (mente l’inflazione rimarrà elevata per tutto il 2023).
È in arrivo la recessione
Il Regno Unito è di fatto sull’orlo di una recessione. La stima della BoE che il Paese ne attraverserà della durata di 15 mesi - per via dell’impatto dei tassi più alti e dei costi dell’energia in forte rialzo – ha fatto già crollare la fiducia dei consumatori ai minimi da 50 anni. Truss ha ribadito di voler ridurre le tasse e le normative ma, osserva David Riley, chief investment strategist di BlueBay, con un debito pubblico vicino al 100% del PIL e un costo degli interessi in aumento, il margine di manovra fiscale è scarso. È inoltre improbabile che il mercato dei Gilt e sterlina accolgano con favore un forte rialzo dell'indebitamento pubblico in un periodo in cui l’inflazione è alta e tassi sono al rialzo. A meno che, avverte Riley, il programma non sia supportato da un piano credibile di riduzione del debito nel medio termine.